"Dolci tentazioni", pasticcere accusato di molestie alla commessa

Camponogara. Il fratello della ragazza è stato condannato per minacce per aver aggredito il titolare del locale dopo le avances alla sorella
GENESIN - INCONTRO AVVOCATI IN TRIBUNALE
GENESIN - INCONTRO AVVOCATI IN TRIBUNALE

CAMPONOGARA. Di fronte al giudice di Padova Davide Piccinni, Alessio Galbo, 34 anni, difeso dall’avvocato Carla Favaron, è stato condannato a 1700 euro per il reato di minacce mentre è stato assolto dalle accuse mosse dal pubblico ministero Paola de Franceschi di lesione e ingiurie.

Ma la partita tra Dario Semenzato, 50 anni, titolare della pasticceria “Dolci tentazioni” di Camponogara ed ex titolare della gelateria “Voglia di Gelato” di Noventa Padovana, difeso dall’avvocato Pascale de Falco, e la famiglia Galbo non è ancora finita.

L’uomo infatti dovrà rispondere di molestie sessuali nei confronti di E.G., 26 anni, di Camin (Padova), sorella di Alessio Galbo. Tutto, secondo le accuse, ha inizio nel 2006 quando E.G. trova impiego dal venerdì alla domenica nella gelateria “Voglia di gelato” di Semenzato. Il titolare sembra molto galante con le donne, ma poco dopo cambia atteggiamento e gli apprezzamenti sono diretti alla giovane studentessa. Ogni volta che passa vicino alla dipendente le si struscia addosso. Gli atteggiamenti inizialmente soft con carezze alle spalle e sul collo diventano sempre più hard. La ragazza lo racconta al fratello. E una sera decide di farsi accompagnare da lui. Quando il ragazzo assiste alla scena non rimane di certo indifferente e passa alle mani procurando a Semenzato tre giorni di prognosi, offendendolo e minacciandolo di mandargli qualcuno a bruciare il locale.

Dario Semenzato decide denunciare l’accaduto nonostante la ragazza lo avesse invitato a desistere perché altrimenti lo avrebbe accusato delle violenze. Cosa che regolarmente avviene tre giorni dopo che l’uomo deposita la querela contro il fratello di E.G.

Ora bisognerà attendere anche la sentenza della corte di appello di Venezia per mettere la parola fine a questa incresciosa vicenda.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia