Dodici anni per trasferire la falegnameria
MIRA. Ottiene il trasferimento della struttura dopo 12 anni da quando aveva presentato la richiesta. Questa l’odissea vissuta da Valerio Bastianello, titolare di una falegnameria che si trova a Piazza Vecchia dagli anni Sessanta. Un’azienda a conduzione famigliare che dà lavoro a 3-4 persone e che a causa della vicinanza con le case è stata costretta a spostarsi da un vicolo a ridosso della Piazza, a via del Lavoro dove la famiglia Bastianello, ha costruito un capannone e una nuova abitazione.
Per arrivare a questa sistemazione, ci sono voluti 12 anni di battaglie legali e richieste. Ad interessarsi al caso era stato fin dall’inizio Enrico Carlotto, l’ex consigliere allora di An e ora esponente della formazione “Destra a Mira”.
«Il problema è che le case fin dagli anni Settanta e Sessanta», dice Valerio Bastianello, «sono state costruite a ridosso della falegnameria. Poi con il tempo sono arrivate le proteste le segnalazioni all’Arpav, continui impedimenti e denunce per rumori molesti che ci hanno costretto a prendere la decisione di spostarci ».
«Il Comune di Mira», spiega Enrico Carlotto, «aveva proposto all’epoca cioè nel 2004 di fronte alla richiesta di una delocalizzazione in un’area non troppo distante, dell’attività, un Progetto Norma. Progetto Norma che è stato approvato dal Consiglio comunale ma che non ha ottenuto il parere positivo degli organi regionali di controllo. Sono state proposte diverse soluzioni e solo adesso a distanza di 12 anni è finalmente arrivato il via libera definitivo dagli organi di controllo regionali per il trasferimento, con il capannone e la nuova abitazione ormai completate». Sconcertato il titolare della falegnameria Bastianello. «Fare impresa in Italia e anche in Veneto», dice, «è davvero difficile. La burocrazia cerca in tutti i modi di scoraggiarti e la voglia di chiudere tutto in questi anni è stata davvero forte. Alla fine per fortuna la tenacia ha pagato, e potremo ripartire in un’area in via del Lavoro, dove tensioni per la presenza della nostra attività non ce ne saranno». (a.ab.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia