«Divisi in piccoli gruppi, soluzione migliore»

Se ogni Comune ne adotta 10 il problema viene risolto. Ma in provincia 31 hanno detto no

MIRANO. «Superato il momento critico dell’emergenza». Il prefetto Domenico Cuttaia  fa il punto della situazione profughi. In generale, dunque anche in provincia. «Siamo di fronte a una stabilizzazione dei flussi», afferma, «non tanto perché siano finiti gli arrivi, che anzi continuano, quanto perché sono iniziate le uscite».

Merito soprattutto del funzionamento delle commissioni preposte a garantire lo status di protezione internazionale agli aventi diritto e quindi anche alla distribuzione dei migranti nel resto d’Europa. In pratica i profughi continuano ad arrivare, ora però è anche possibile farli ripartire. «Il saldo è ormai abbastanza in equilibrio», spiega Cuttaia, «ed è la prima volta che ciò accade rispetto ai flussi iniziali. Proprio questo ci consente di avviare progetti come quello di Mirano, per i quali la stabilizzazione dei flussi è condizione necessaria. E tuttavia restano problemi da risolvere, Eraclea e Cona su tutti. Ma proprio a Eraclea, grazie al fatto che ora è possibile organizzare le partenze, abbiamo cominciato a programmare quattro uscite a settimana. A questi regimi, noi pensiamo di risolvere del tutto la situazione di quella località per l’inizio della prossima stagione turistica».

La soluzione però pare ostacolata da quei comuni che non hanno ancora accettato migranti nel loro territorio: «In provincia sono 31», afferma Cuttaia, «se contribuissero tutti alla causa, accogliendo anche solo quei pochi profughi che la ripartizione affida loro, questo aiuterebbe a risolvere problemi che proprio a Eraclea e Cona sussistono a causa dei grandi numeri, concentrati per l’impossibilità di organizzare un’accoglienza diffusa. Se ogni comune si facesse carico di una media di 10 profughi ciascuno, senza conseguenze per la sicurezza, come dimostra il caso di Mirano, noi avremmo risolto tutti i nostri problemi».

 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia