"Diventerà la porta sanitaria dell'Est"
"Una struttura d'eccellenza dopo decenni di attesa". Parla Antonio Padoan, dal 2000 direttore generale dell'Asl 12. "Adesso siamo noi al centro dello sviluppo, tocca a Padova e Treviso inseguire. Venezia non è più indietro"
Un miracolo? Una fortunata congiuntura di astri? La provvidenziale distrazione di un sistema spesso bloccato?
Se gli si chiede in quale categoria della metascienza porre il caso di un ospedale gigantesco costruito in Italia in quattro anni con una inaspettata collaborazione tra pubblici e privati, senza ricorsi ai Tar, e consegnato con una puntualità svizzera, il direttore generale dell'Asl 12 Antonio Padoan, risponde con una battuta filosofica, che ben si adatta al sistema italiano: «Sa perché sono riuscito a farlo? Solo perché nessuno ci credeva che ci sarei riuscito».
Sarà così, ma adesso quel gigantesco edificio di vetro si staglia nel mezzo del crocevia di strade di Mestre, con la sua modernità e la sua imponenza, probabilmente costringerà quelli che non ci credevano a rifarsi i conti. Dicono che Padova si sia rimboccata le maniche per correre a costruire il nuovo complesso ospedaliero, che le altre Asl temano la perdita di pazienti e medici di prestigio. «Ma va! - risponde sornione Padoan - tutto è stato deciso all'interno della programmazione regionale- certo è che da oggi nasce all' interno del Veneto una realtà nuova»
Non mi dirà che non cambia nulla nel panorama della sanità veneta?
«Certo che cambia perché Mestre, che è il centro del Veneto, conquista finalmente il diritto ad avere un ospedale moderno, con strutture di eccellenza. E' una lotta che dura da decenni da quando prima Mestre rinunciò al suo ospedale per Venezia e poi, per colpa dei veneziani, fu lasciata da parte nel panorama sanitario della Regione»
In che senso?
«Nel senso che la politica da una parte e la scienza e l'accademia dall'altra hanno portato allo sviluppo di un asse diretto Padova-Treviso che saltava a piè pari Mestre. Adesso è Mestre a buttare la palla avanti chiudendo un periodo di abbandono e giocando una scommessa innovativa. Lo testimoniano, la Banca degli occhi, con la produzione unica in Italia di cellule staminali, e i poli di eccellenza in campo oncologico con il centro protonico, riabilitativo con il San Camillo e cardiologico con la Fondazione Maugeri».
E non ci sarà concorrenza?
«Quella naturale che viene dall' avere dei poli di eccellenza e di ricerca e un ospedale innovativo. E poi, se proprio lo vuole sapere, qualche soddisfazione ce la siamo già presa: un industriale milanese di prestigio era stato ricoverato a Mestre e poi trasportato in un famoso ospedale di Milano, ha chiesto di tornare ad essere curato qui».
Punterete ad avere qui equipe mediche di primo piano? Ha già qualche nome?
«Penso che un ospedale come quello che abbiamo disegnato sia già di per sé un'attrazione per chi ha a cuore la professione. E ne abbiamo avuto in questi mesi dei segni: ad esempio avevamo un problema con le attese per le mammografie e il professore Cosimo di Maggio ha accettato in questi giorni di venire a lavorare a Mestre, così come il professor Ermanno Ancona. Ma sono casi tra molti»
Qual è stata a posteriori la ragione del successo e il rispetto dei tempi?
«Credo che la prima sia stata l' autosufficienza e autonomia finanziaria che è un corollario della scelta di battere la strada del project financing nel costruirlo. Poi c'è stato un ipercontrollo in tutti i passaggi di quest' operazione: dal Nucleo di Valutazione della Regione, che ci ha sempre supportato, fino all'esame della Bei che ha concesso parte dei finanziamenti. Ma alla base credo ci sia anche la consapevolezza, da parte dei pubblici e dei privati che le regole nella sanità debbono cambiare, forse questo è stato ed è uno dei punti più difficili»
In che senso?
«Guardi il project financing aveva una tradizione antica a Venezia. Anche il Ponte degli Scalzi e quello dell'Accademia furono costruiti così. Ma nel settore sanitario far capire al pubblico che il privato ha diritto ad avere un interesse, seppur regolato, e che deve gestire il suo patrimonio come un buon padre di famiglia, e al privato che deve assumere e accettare i suoi rischi non è cosa da poco»
Ma anche voi avete del patrimonio della Asl è stato ceduto...
«Lo so che qualcuno ci accusa di fare gli immobiliaristi. Ma è una sciocchezza: non c'è altra strada che cedere alcuni asset per rispondere alla richiesta crescente di sanità e di servizi. Voglio dare a Venezia all' ospedale Giustinian una piscina per la riabilitazione: chi paga? E chi finanzia la riorganizzazione dell'ospedale a Pellestrina dove non c'era più neanche il tetto? E i distretti di Favaro e di via Cappuccina, e il nuovo Padiglione Jona a Venezia, e l'Università?»
Nel progetto di Mestre che cosa rischia il pubblico e che cosa il privato?
«Diciamo che ci sono dei rischi prevedibili e delle sanzioni regolate. Quello di costruzione è più o meno superato. Nella gestione la separazione è netta tra pubblico che presiede alla parte sanitaria e privato che ha tutti i servizi dalla manutenzione delle attrezzature e delle macchine fino ai bar. Credo che entrambi abbiano un interesse comune a che l'ospedale funzioni e diventi un centro di eccellenza: se i servizi sono scadenti finiranno per rimetterci anche loro»
Quando entrerà in funzione il centro protonico?
La gara per il promotore è aperta e la scelta tecnica è molto difficile. Ma rispetteremo i tempi, penso di arrivare alla scelta entro la fine dell'anno. E poi non ci vorrà molto: avremo il primo centro europeo per la cura dei tumori con i protoni e contiamo di diventare un punto di riferimento per una vasta area in questo campo: i quarti al mondo per capacità di curare 15 mila pazienti all' anno. E' questa una realizzazione che ci dà la possibilità di pensare davvero al futuro della sanità e alla sanità del futuro e di affrontare alcune sfide»
Quali?
«La prima è quello di fare dell' area di Mestre con il suo centro protonico e le sue eccellenze, la porta sanitaria dell'Europa dell' Est e un punto di riferimento internazionale. Invece di farci la guerra tra Asl preferisco andare a cercare all'estero pazienti e trovare un posto nel mercato per la qualità dei servizi che offro. La seconda più che una sfida è per ora un sogno»
Cioé?
«Quello di riuscire ad arrivare a progettare e costruire una macchina che consenta uno screeening oncologico generalizzato senza i danni e rischi che ci sono attualmente per chi fa questo tipo di analisi»
Mi scusi ma se questa è la sanità del futuro chi pagherà questi costi?
«Sono convinto che in un futuro saremo costretti a rivedere il sistema attuale di finanziamento della sanità e la struttura dell'organizzazione. E' una direzione verso la quale ci stiamo muovendo con la riorganizzazione territoriale e funzionale degli ospedali. E poi la tecnologia non è solo un costo: consente anche risparmi»
Ma la selezione come la si fa? Tra chi paga e chi no?
«Non sta a me decidere. Faccio solo presente un dato: assistere un malato di cancro costa oggi alla sanità tra gli otto e i novemila euro. Un tossicodipendente ne costa il doppio, intorno ai 18 mila. La sanità non ha un budget illimitato, se non di trova un modo giusto, la selezione la fanno poi i fatti»
Torniamo a Mestre. Che cosa resta a Venezia e al suo centro storico?
«A Venezia non verrà tolto nulla. Andrà avanti il progetto di rivedere e rinnovare la struttura obsoleta e antieconomica del Civile. Cercheremo con la riorganizzazione di rendere di nuovo appetibile, vivace e intelligente la città e il suo ospedale. Ma bisogna tenere conto che le patologie che si devono curare sono quelle di una città fatta soprattutto di anziani. E non è un compito da poco. Ma contiamo, una volta costruito il nuovo padiglione Jona, di fare entrare nella parte monumentale dell' ospedale l' Università. Abbiamo ridisegnato la sanità nel territorio veneziano: eccellenza a Mestre, ospedale rimodernato a rete a Venezia, collaborazione con la ricerca e la scienza (laboratorio per le cellule staminali, collaborazione con lo Iov e l'Università, il centro protonico). Poi c'è la grande riabilitazione: il San Camillo del Lido per la neurologia, la Maugeri per cardiologia e pneumologia. Abbiamo potenziato il territorio creando posti letto per gli hospice, i malati apallico, i pazienti affetti da Alzheimer. Abbiamo potenziato l'emergenza con l'eliambulanza e le centrali del 118 e del 115. In questo disegno aggiungeremo anche la presenza di nuove professionalità mediche e soprattutto una maggiore umanizzazione dei servizi. Tutto ciò senza gravare di un euro sul bilancio regionale degli investimenti. Mentre il Fondo sanitario regionale non copre tutti gli oneri della gestione. Ma questa è un'altra storia».
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