Distrutto il monumento al "ragazzo" che salvò 35 persone
CEGGIA. Durante la guerra Bartolo Prestigiacomo, un ragazzo di 27 anni, aveva salvato 35 persone dai rastrellamenti e fucilazioni delle Ss naziste e dei loro collaborazionisti.
Tra loro partigiani, italiani di religione ebraica, gente comune che si era trovata nel momento sbagliato nel posto sbagliato, padri di famiglia denunciati anonimamente per un commento. Tutta gente del posto, del Basso Piave, tutti destinati alla morte certa, tutti rimasti vivi.
Tutti hanno avuto la vita salva grazie al coraggio di quel giovane, anche se al tempo a 27 anni eri considerato un uomo adulto, che si schermì dicendo che aveva solo fatto quello che tutti avrebbero fatto.
Tre anni dopo la sua morte, avvenuta nel 2011, il Comune di Ceggia pensò di ringraziarlo con un piccolo monumento, pagato tra l'altro dalla famiglia, di fronte alla stazione ferroviaria. Fu una grande festa, con tutti i 12 sindaci del territorio, la banda dei bersaglieri che suonò a passo di corsa, le bandiere italiane al vento. C'erano i parenti delle persone salvate che ringraziarono pubblicamente.
Questa notte qualcuno ha attaccato la memoria (ma si può attaccare la memoria?) del giovane partigiano che salvò persone che lui non conosceva e non volle nemmeno un "grazie". Mani vigliacche, al riparo del buio, hanno distrutto le fotografie che ritraggono quello che la gente del posto considera una persona buona e coraggiosa.
Le foto sono state staccate e distrutte sia dalla lapide della sua tomba, in cimitero, sia dal piccolo monumento davanti alla stazione, dove una piccola scritta spiega che "la città di Ceggia lo ricorda per le sue gesta".
Così come due anni fa, l'attacco è avvenuto di notte, quando non c'era nessuno a vedere, per vigliaccheria, in un momento storico in cui parlare di libertà, democrazia, diritti e convivenza, cioè di quello che sognavano i nostri padri, sembra quasi un passato lontano.
Amaro il commento del figlio Gianluca, noto scrittore e autore di libri come "Un alto mondo è possibile" e "Ho chiuso gli occhi un momento e il mare non c'era più", e poliziotto: " Sono amareggiato oltre ogni dire", spiega, "questo gesto è maturato nel clima in cui stiamo vivendo, in cui le pulsioni antidemocratiche stanno maturando con la complicità del silenzio. Questi sono i momenti in cui dire "Basta" e andare a scoprire cosa sta provocando il clima di negazionismo e di oscurantismo che ha pervaso la società civile per opera di pochi, collusione di alcuni e silenzio di troppi".
Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di San Donà di Piave.
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