Distributori di gadget erotici, sandonatese assolto dall’accusa di truffa

Il 54enne era accusato di aver raggirato una cliente per la vendita di nove apparecchi (mai consegnati) pagati 44 mila euro
Roberta De Rossi
Distributori di gadget erotici
Distributori di gadget erotici

SAN DONA’. Era accusato di aver architettato un vero e proprio raggiro, firmando contratti per vendere sette distributori automatici modello “Erotika” - di quelli solitamente destinati a locali notturni, sexy shop, spettacoli vietati ai minori - e due distributori modello “Skuola”, incassando 44 mila euro, salvo poi non consegnare alcunché al cliente.

La Procura ha chiesto per lui una condanna a 2 anni di reclusione e 700 euro di multa per truffa, contestando in corso di dibattimento anche aggravante del danno patrimoniale rilevante, ma il giudice monocratico Stefano Manduzio - accogliendo, negli effetti, la richiesta avanzata dall’avvocato difensore Francesco Mirci - ha assolto da ogni accusa il 54enne sandonatese L.D.A.

Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane.

Al centro della vicenda giudiziaria - che risale al marzo del 2015 - la vendita di nove distributori (rigenerati) di gadget erotici.

L’uomo si era presentato come collaboratore commerciale di una nota società italiana specializzata nella vendita e nel noleggio di macchine per il caffé e di distributori di ogni genere, stipulando con una cliente di Campobasso il contratto di vendita dei nove apparecchi “Erotika” e “Skuola”, pagati con bonifico giunto sul conto corrente di un’altra società, della quale l’uomo era amministratore unico. Ma delle apparecchiature, nessuna traccia.

Se per la Procura - così come sostenuto ieri - «non c’è dubbio» che truffa fu, il Tribunale è stato di tutt’altro avviso. Da parte sua, l’avvocato difensore Francesco Mirci - nel chiedere l’assoluzione - ha detto in aula: «Indubbio che ci sia stato il pagamento e non la consegna della merce, ma non si è trattato di un raggiro. Non è vero che D.A. è sparito nelle nebbie: un anno dopo ha contattato la cliente, che si è detta non interessata a sentirlo, pur essendo evidente il danno. Si tratta di una questione meramente civilistica e non di carattere penale».

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