Distretto di polizia il sindacato boccia il piano dei Comuni
Distretto di polizia bocciato dal sindacato. Renzo Gaetani, segretario provinciale del Di.C.C.A.P.-SULPL, il sindacato delle polizie locali, ha evidenziato la mancanza di un ordinamento a livello nazionale che determini chiaramente competenze e compiti degli agenti ancora privi di una scuola di formazione professionale per comandanti, ufficiali e agenti. La Regione Veneto, che l’aveva per legge istituita, per questioni economiche l’ha poi abrogata.
«Credo che allo stato attuale», spiega Gaetani, «anziché parlare tanto di distretti, unioni o convenzioni, sarebbe più opportuno riformare le realtà territoriali dei Comuni. A esempio un Comune per esistere dovrebbe avere una cittadinanza non inferiore ai 200mila abitanti. Così, oltre al risparmio per le spese di un’unica amministrazione e non magari dieci, sarebbe più facile dare ai cittadini una migliore organizzazione dei servizi amministrativi e di polizia locale. E questo senza dover ricorrere a simili espedienti. D’altronde cosa pretendere se la vecchia attività di polizia preminente di controllo del territorio da anni si è spostata dentro gli uffici al disbrigo di pratiche amministrative sempre più numerose a causa della burocrazia che, anziché snellirsi, si è sempre più appesantita?».
Sulla base di questo ragionamento, il sindacato esclude la possibilità di unire le varie polizie locali come annunciato nel recente incontro dei Comuni di entroterra e litorale a San Donà. «Purtroppo i governanti», aggiunge, «credono che formare distretti e unioni sia una soluzione per dare servizi più utili. Strano però che tutti siano anche concordi nel dire che, così facendo, è concesso loro di reperire soldi dalla Regione, come se questo fosse l’unico dato importante. Dove vadano a finire le risorse non si sa, certo non nelle tasche degli agenti, nonostante siano gravati da maggiori servizi e responsabilità. Quale sicurezza si può dare ai cittadini, come nella neonata unione del Miranese? Su cinque Comuni, solo uno era armato e gli agenti, per uniformarsi, hanno dovuto consegnare le pistole».
Giovanni Cagnassi
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