Distretto della calzatura, Dolo: «I laboratori clandestini sono ora in casa nostra»
DOLO. «I laboratori clandestini di cui si servono alcuni calzaturifici della Riviera del Brenta? Sempre meno cinesi e sempre più napoletani e toscani». A fare questa a Dolo, in un convegno organizzato sul settore calzaturiero in villa Concina è stata la Femca Cisl. Un convegno a cui hanno partecipato i rappresentanti di Acrib e artigiani della Riviera, i sindaci di Dolo e Fiesso, l’assessore regionale Elena Donazzan e il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta.
Nel distretto della calzatura della Riviera del Brenta la filiera si sviluppa in un’area a cavallo fra le province di Padova e Venezia conta oltre 500 piccole e medie imprese per 10.000 addetti.
Le paia prodotte sfiorano i 20 milioni (19.822.440 per la precisione, con un +2,1% sul 2016); il fatturato supera i 2 miliardi di euro. Le esportazioni sono il 70% della produzione.
«La crisi ha influito sulle capacità competitive e produttive del settore», hanno detto, «il segretario Femca Massimo Meneghetti e la referente per la Riviera Cristina Gregolin, «portando molte imprese a delocalizzare in paesi dove il costo del lavoro è più basso. Tutto questo scenario ha purtroppo aperto la via anche a situazioni poco inclini alla legalità come il lavoro nero, lo sfruttamento e il ricorso a laboratori cinesi illegali, scaturito dalla ricerca di una continua ed esasperata riduzione dei prezzi e dei costi, come fosse l’unica soluzione senza tener conto che in questo modo non si rispettavano i diritti dei lavoratori e si penalizzavano le aziende rispettose delle regole. Ora il fenomeno cinesi sembra rientrato ma se ne sta presentando un altro che è tra l’altro “nostrano” ed è quello dei distretti del napoletano e anche della Toscana. Oggi un lavoratore a domicilio locale costa 0,34 euro al minuto. Un laboratorio cinese anche in Riviera 0,30, mentre questa manodopera napoletana costa 0,09 euro a al minuto. La competizione sleale è tutta in casa nostra, praticata nelle mura “domestiche” e che, se non ben gestita, rischia di far saltare pezzi strategici della nostra filiera produttiva». Femca Cisl ha chiesto alle associazioni di categoria un impegno per rilanciare il marchio di filiera della Riviera fermo da mesi e un impegno sui premi di produzione collegati al contratto integrativo il tutto per rilanciare qualità e innovazione.
Alessandro Abbadir
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia