Distretti dimezzati ma senza toccare le strutture e i servizi

I distretti sociosanitari dell’Asl 12 saranno dimezzati, ma solo nel numero e non nelle strutture che rimarranno tutte in utilizzo. L’approvazione delle schede ospedaliere e territoriali, da parte della Regione, apporterà anche questa modifica, che dovrà essere concretizzata dalla Asl veneziana entro 90 giorni dal passaggio della delibera regionale in materia. L’opzione più plausibile sarà quella di una fusione tra i distretti 1 (Venezia centro storico) e 2 (Lido ed estuario), così come quello tra il distretto 3 (Mestre – Marghera) e il 4 (Favaro – Campalto). L’Asl 12 avrà in questo modo solo due referenti, ma se da un lato si avrà un risparmio sotto il profilo amministrativo, il progetto impone però che non ci sia alcuna riduzione di servizi al cittadino, anzi, si dovrebbe andare a un incremento delle attività territoriali proprio per sgravare il peso sostenuto dagli ospedali di Venezia e Mestre. Cerniera tra questi e il territorio sarà la nuova Centrale Operativa Territoriale già varata dall’Asl 12 nel maggio scorso, ma non ancora attivata. Qui saranno coordinate le attività tra ospedali, cliniche convenzionate, distretti, ex Utap e ospedali di comunità ancora da definirsi. E in virtù delle modifiche previste dalle schede, saranno complessivamente 844 i medici impegnati nel contesto dei servizi della Asl 12: 499 ospedalieri, 85 nei distretti, 227 medici di medicina generale e 33 pediatri. Una modifica, quella dei distretti sociosanitari, sui cui molti dedicheranno grande attenzione da qui a qualche mese. «Non c’è preoccupazione”, dice Dario De Rossi (Cisl-Fp), «perché in ottica di razionalizzazione va bene così. Ma un calo di attività andrebbe contro il Piano regionale, quindi vigileremo». Stessa posizione che prende il consigliere regionale Bruno Pigozzo (Pd). «I distretti devono avere un ruolo in crescita, quindi vanno incentivati i servizi al cittadino. Non vogliamo sorprese, altrimenti non accetteremo situazioni di ulteriore taglio». Maurizio Scassola, presidente dell’Ordine dei Medici, osserva: «Bisogna capire quale sarà l’offerta in termini di servizi e ambulatori. Ma sono certo che avremo presto un confronto con l’azienda sanitaria. Credo che i nuovi distretti dovrebbero garantire le attività di diagnostica, tipo tac, risonanza ed ecografia, smaltendo le liste d’attesa ospedaliere. Va cambiata la prospettiva sul luogo dove fare gli esami. Allo stesso tempo andrà dato un ruolo ai nuovi spazi del distretto attuale di Favaro e Campalto, e penso anche alla possibilità che nelle sedi territoriali possano trovare posto anche attività chirurgiche, di piccola entità si intende, ma comunque tutto ciò che può essere fatto con sicurezza e competenza anche fuori dagli ospedali». Dal Collegio Ipasvi di Venezia, il coordinatore provinciale Luigino Schiavon chiede un incremento di infermieri sul territorio. «Abbiamo un ruolo fondamentale in questo contesto, così come nelle ex Utap finiremo per avere una importanza maggiore accanto ai medici. La rimodulazione va bene, ma no solo di facciata, anche di contenuti. Il Piano regionale è coraggioso, non posso pensare che si arrivi ad un ridimensionamento quando la stessa Regione vuole che si punti sulle attività territoriali».
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