«Diritto negato ai disabili anziani e donne con bimbi»

La rabbia del Comitato Accessibilità e di Uildmve: «È una questione di civiltà» Per tenere le passerelle permanenti erano state raccolte seimila firme

VENEZIA. «Non è una questione di accessibilità, ma di civiltà». Per il Comitato Accessibilità per Venezia, da anni in lotta per avere le rampe permanenti, non ci sono giustificazioni che reggano. «Togliendo anche solo una rampa» ha detto Valentina Paulon, una tra le quattro socie fondatrici «si va esattamente nella direzione opposta alla nostra che stiamo lavorando da anni per averle fisse».

L’anno scorso la rampa in questione aveva iniziato a provocare gli stessi problemi ai camerieri del locale che sorge esattamente davanti, ma la soluzione si era trovata. «Proprio per agevolare tutti», ha ricordato Gianfranco Bastianello della Uildmve per la lotta contro la distrofia muscolare, «si era realizzata una rampa a bordo ponte che finiva proprio dove c'è il plateatico. Forse il locale perdeva un paio di tavolini, ma si era trovato un punto di accordo per chi è costretto a girare sulle ruote e per i gestori».

Quest’anno non si è utilizzata la stessa soluzione. «Abbiamo sempre lavorato molto bene con il Comune, ma questa volta l’Amministrazione non ci ha avvertito che avrebbero tolto una rampa», prosegue Paulon, «e non si tratta soltanto di chi ha un problema di disabilità, ma anche di donne con il passeggino e di anziani, come hanno dimostrato le 6000 firme raccolte durante la campagna elettorale per chiedere ufficialmente che ci si impegnasse a tenere le rampe sempre».

Per installare le rampe bisogna avere ponti con una certa stazza, ma la Venicemarathon ha dimostrato che si può fare. «Non è una questione estetica», continua Paulon, «ma culturale. Non si tratta di far capire il diritto umano alla mobilità, anche per un turista disabile. È uguale secondo voi poter uscire di casa e fare una passeggiata o dover prenotare la barca Sanitrans? Tutti devono avere lo stesso diritto a vivere la città, altrimenti se un ragazzo quando vuole muoversi deve sempre chiamare il servizio disabili allora la città stessa diventa una gabbia».

I ponti con le rampe aiutano anche chi deve spingere un passeggino. «Capisco la situazione del locale e anche quella di chi necessita la rampa», afferma Elena Grimaldi del gruppo “Mamme con le rampe”, «ma bisogna cercare di fare tutti un passo avanti e di portare avanti un pensiero che abbia come principio quello che l’accessibilità nel 2016 è di tutti».

Secondo Grimaldi le rampe, se pensate in modo da non ledere gli esercizi circostanti, sono anche utili per non rovinare il marmo degli scalini che, soprattutto nel periodo pieno di turisti, rischia di essere scheggiato dal passaggio di carrozzine, carretti e valigie.

In realtà alcuni progetti erano stati ipotizzati, ma mancano i fondi. Attualmente un architetto sta aiutando il Comitato Accessibilità per Venezia a trovare soluzioni da presentare al Comune, ma siamo all’inizio e se mancano i soldi non c’è margine per pensare a una concreta realizzazione. «Sono anni che ci battiamo per questo», ricorda Paulon, «a partire da quando si era pensato a un tragitto che rendesse accessibili anche i musei nella zona della Collezione Guggenheim. Le Zattere per esempio sono un’area dove ci sono le scuole».

Per Bastianello il problema è che le istituzioni non ascoltano più le associazioni di disabili che, fino a qualche anno fa, erano sempre coinvolte: «Una volta il nostro contributo era richiesto», rimarca il portavoce dell’Uildmve, «anche per non fare disastri, adesso ci sentiamo esclusi. Se prima di agire contattassero noi associazioni potrebbe essere tutto più semplice perché chi, meglio di noi, sa cosa vuole dire una barriera e il desiderio di superarla?».

Vera Mantengoli

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