Dipinto sparito, sarà processata

Era stato rubato in vaporetto, a giudizio la donna trovata in possesso dell’opera di Valentina Cortese
Di Giorgio Cecchetti

VENEZIA. Mentre Valentina Cortese, anziana e famosa attrice con casa a Venezia, lo stava riportando nella sua abitazione, le era stato rubato in vaporetto. Tre anni dopo i carabinieri lo avevano recuperato, visto che era finito tra i dipinti che la casa d’aste San Marco, nel 2009, stava mettendo all’asta. Nei giorni scorsi il pubblico ministero Walter Ignazitto ha rinviato a giudizio una sessantenne della Giudecca, che lo aveva consegnato alla casa d’aste per la vendita, sostenendo di esserne la proprietaria: per il rappresentante della Procura deve rispondere di ricettazione e a processarla sarà il giudice monocratico.

Valentina Cortese aveva pubblicato numerose inserzioni sui giornali, promettendo generose ricompense a chi le avesse fatto ritrovare quel piccolo quadro, 46,5 centimetri per 55,5. Era davvero affezionato: si trattava del ritratto di un cane di razza maltese, «Ritratto di cagnolino» si chiamava ed era stato dipinto dal francese Jean Jacques Bachelier nel 1765. L’artista è stato direttore della scuola di porcellane di Sevres, particolarmente attivo al servizio di Madame de Pompadur, l’amante di re Luigi XV e considerata la donna più potente del XVIII secolo. Stando agli esperti, il quadre vale almeno 115 mila euro, ma non era sicuramente per il suo valore che lo avrebbe voluto rivedere appeso tra le mura domestiche, visto che era stato acquistato e a lei donato dal marito, ormai scomparso da tempo. Il sospetto dei carabinieri era che ci fosse stato qualcuno che aveva seguito l’anziana attrice, sapendo già che cosa portasse sotto il braccio, anche se il dipinto era ben incartato e del tutto coperto. Insomma, una soffiata aveva segnalato il valore del quadro e la facilità con cui poteva essere sottratto a quell’anziana signora.

Il furto era stato messo a segno nell’autunno del 2006 e il quadro del cagnolino era ricomparso soltanto tre anni dopo. Il ladro o la ladra, evidentemente, pensavano che il tempo trascorso potesse far dimenticare il «colpo», ma era stata la scelta di affidarlo ad una casa d’aste a mettere nei guai la sessantenne della Giudecca. I carabinieri, infatti, non lasciano certo passare un’asta di opere d’arte senza controllare prima i pezzi che vengono venduti: spesso, infatti, quadri, mobili e oggetti d’arte provengono da furti, magari messi a segno addirittura decenni prima.

Nonostante il quadro sia stato ritrovato, gli investigatori non sono riusciti a stabilire con certezza l’autore del furto, anche se il sospetto ricade sulla stessa donna che l’ha consegnato per la vendita alla San Marco. Le prove, però, mancano ed è per questo che il reato contestato è quello di ricettazione, un’accusa che comunque prevede almeno sulla carta una pena più grave: per il furto si arriva a tre anni di reclusione, mentre per la ricettazione da un minimo di due a un massimo di otto anni. Fino ad ora l’indagata non ha mai voluto chiarire come è entrata in possesso dell’opera del pittore francese, potrebbe decidere di farlo davanti al giudice in aula.

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