Dipendenti in maternità, perdono il posto di lavoro

Cambia la gestione di una casa di riposo di Scorzè. Tutti i lavoratori vengono nuovamente assunti tranne tredici. E otto sono donne appena diventate mamme o in procinto di diventarlo. Per loro, cassa integrazione. L’amarezza di una lavoratrice: "Per tutti eravamo solo un costo"
SCORZE'. Dalla poppata alla cassa integrazione. Otto lavoratrici in maternità hanno perso il posto di lavoro nel cambio di gestione della casa di riposo dove erano impiegate, con diversi ruoli, nell'assistenza agli anziani.


Colleghi e colleghe sono stati riassunti. Loro invece no. E' una vicenda complessa ma che merita di essere raccontata.


Per circa 9 anni e fino al 30 giugno la casa di riposo Anni Sereni è stata gestita dal Consorzio di cooperative Cps, di Treviso. Dal primo luglio, dopo una feroce battaglia legale, la gestione è passata direttamente alla società Anni Sereni Srl (del gruppo Italcliniche, Roma) già proprietaria dell'immobile.


Non una cessione di ramo d'azienda o un subentro - fattispecie che avrebbe obbligato la società a prendersi in carico i lavoratori - ma un vero è proprio cambio di gestione che svincola la società da ogni tipo di dovere nei confronti dei lavoratori di Cps. Ai quali però Anni Sereni srl propone l'assunzione consapevole che mantenere il personale è fondamentale per un passaggio di gestione senza traumi, soprattutto per gli anziani ospiti.


Giugno è mese di trattative con i sindacati impegnati a confermare i circa 160 posti. Il 28 giugno è il giorno della firma dell'accordo. All'ufficio Mobilità e controversie collettive della Provincia si incontrano vecchi e nuovi gestori, sindacati e rappresentanti degli enti locali per trovare, come recita il verbale, «soluzioni condivise».


L'accordo prevede, tra le varie cose, che Cps licenzi tutti i propri lavoratori, e che Anni Sereni Srl li riassuma attingendo dalle liste di mobilità (con notevoli agevolazioni contributive). Così è stato praticamente per tutti, anche per cinque disabili che temevano per il loro posto e invece lo hanno conservato, e anche per le otto persone che erano state assunte da Cps (ma con contratto a tempo indeterminato) per sostituire le altrettante maternità. In alcuni casi con orari ridotti, paghe più leggere e anzianità azzerate, ma i dipendenti sono salvi.


Tutti tranne 13. Cinque sono della lavanderia, servizio che verrà tagliato, 8 sono le lavoratrici in maternità. Per loro, che resteranno formalmente assunte da Cps, si aprono le porte della cassa integrazione. La nuova società spiega che ha bisogno di «personale operativo», la Cps spiega che non ha altre strutture dove inserirle, ma che si potrebbe provare a Ormelle (Treviso) o a Eraclea. Cgil, Cisl e Uil spiegano che di più non si poteva fare e si aggrappano al punto dell'accordo che obbliga la società a dare priorità in caso di assunzioni, per i prossimi tre anni, alle 13 persone tagliate fuori, comprese le 8 giovani mamme. Rimaste col cerino in mano.


"Sa io cosa le dico? Che sono quasi serena perché per come si erano messe le cose poteva andare molto peggio. Già ad aprile ci erano state recapitate le lettere di licenziamento da Cps - racconta una delle otto lavoratrici - mentre eravamo in maternità. Ora siamo riuscite a mantenere almeno il diritto e la tutela alla maternità. E' vero che dal punto di vista legale la nuova società non aveva alcun obbligo nei nostri confronti ma dal punto di vista etico. Per tutti, in questa vicenda di ripicche tra gestori, la nostra maternità è stata vista solo come un costo da scaricare. Ed è l'aspetto più triste".

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