«Dimenticato ancora l’escavo dei canali»
Il presidente del comitato per il rilancio del Porto critico su quanto discusso in sede di Comitatone
CHIOGGIA. «Il Comitatone non si è ricordato del porto di Chioggia».
La considerazione è di Alfredo Calascibetta, presidente del comitato rilancio del porto, deluso che nel consesso romano del 7 novembre non si sia parlato dello scavo dei fondali di Val da Rio che da anni attendono un intervento di manutenzione indispensabile per ridare fiato al traffico mercantile. «Siamo ben lieti che si sia annunciato il rifinanziamento della Legge Speciale», spiega Calascibetta, «nessuno però si è ricordato che esiste il porto di cui ultimamente si parla solo in riferimento all’impianto gpl. Il sindaco nomina spesso il mercato ittico all’ingrosso. Noi riteniamo che l’area dei Saloni sia l’unico sito adatto al primo porto peschereccio d’Italia. La zona logistica è pronta con una palazzina polifunzionale e banchine idonee con collegamenti stradali già esistenti. L’area attualmente è in concessione demaniale a Aspo, ma non è di sua proprietà». Anche il mondo portuale ritiene che la giunta grillina non abbia interesse per lo sviluppo della crocieristica. «La crocieristica non ha futuro», spiega Calascibetta, «da una parte ha la spada di Damocle dell’impianto gpl e dall’altra una giunta che prima ha ceduto le quote di Ctc (Chioggia terminal crociere) e poi ha votato contro la delibera di sviluppo proposta in Comitatone. Nel frattempo Val da Rio è in attesa di interventi di cui nessuno sembra avere interesse. Da anni chiediamo l’escavo dei canali, progetto già finanziato, ma che non parte. Il sindaco parla di traffico fluviale come panacea per risolvere i problemi del porto, ricordo che queste possibilità esistono dal 1967 quando personalmente portai i primi segnali lungo il Po con un tecnico francese del Rodano. Il disinteresse politico e delle istituzioni negli anni ha fatto naufragare questo tipo di traffico che avrebbe avuto un futuro più roseo visti i minori costi e i tempi più veloci di consegna». Questione nodale per le imprese portuali è che si chiarisca al più presto l’ambito di competenza dell’Autorità portuale di Venezia, mettendo fine ai doppioni con Aspo. «Per noi le competenze sono già chiarissime», spiega Calascibetta, «L’Aspo non è un’autorità marittima e, pur esistendo ancora, dovrà presto cedere le aree portuali all’Autorità portuale, compresa tutta la regia. Sicuramente dopo le verifiche della Corte dei conti qualcuno dirà che non può esistere un porto privato e il ministero metterà fine alle sovrapposizioni. Noi siamo pronti a collaborare, se qualcuno ci chiederà di mettere a disposizione la nostra esperienza, a risalire la china e cancellare l’attuale trend negativo con nuove esperienze».
Elisabetta Boscolo Anzoletti
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