Dimenticano di visitare bimba disabile
PADOVA. Due ore e mezza di attesa per una visita specialistica pediatrica per un controllo ad una bimba disabile della Riviera del Brenta, ma la famiglia perde la pazienza e se ne torna a casa. A raccontare cosa è successo è il padre della bimba. «Mia figlia», spiega in una lettera inviata per denunciare il fatto ad una associazione della zona in cui abita, «ha 5 anni, è gravemente disabile ed è seguita dal 2012 dal dipartimento di Neurologia pediatrica dell'ospedale di Padova. Come ogni anno (sono visite periodiche di controllo) cerchiamo di prenotare la visita al Cup riservato al Poliambulatorio pediatrico (800-316.850). Dopo diversi tentativi – la maggior parte delle volte non risponde nessuno al telefono, solo un disco, o ci segnalano la mancanza delle disponibilità per il 2016 – a metà novembre siamo riusciti a prenotarla per il 3 febbraio alle 14».
Ma i guai arrivano con l’arrivo all’ospedale: «Io, mia figlia e mia moglie al settimo mese di gravidanza, siamo arrivati nella sala d'attesa del Poliambulatorio alle 13.35, ben prima del quarto d'ora indicato dal loro messaggio registrato al Cup. Dopo aver sbrigato le pratiche per l’accettazione, ci hanno fatto attendere nella stessa sala il nostro turno di chiamata. Erano presenti tanti bimbi con le loro famiglie. Abbiamo aspettato con pazienza la convocazione, memori della stessa visita dell'anno scorso, quando il giorno precedente, nel tardo pomeriggio, mi hanno telefonato chiedendomi di andare la mattina alle 9 in reparto invece che alle 14 in Poliambulatorio; poi ci visitarono quasi a mezzogiorno. Alle 17 avevamo una seduta programmata di ippoterapia, con costi tutti a carico della famiglia». Il tempo passa e anche la pazienza della famiglia rivierasca. «Alle 15.50», spiega il papà, «ho chiesto delucidazioni sul ritardo. L'impiegata amministrativa mi ha detto: “Ma non l'hanno ancora chiamata?" e non è in grado di darmi una risposta se non un "oggi sono in ritardo". Un medico che passava ci ha spiegato che sarebbe toccato a noi poco dopo, spiegando che "queste sono le risorse che abbiamo e io ad esempio ero di là in reparto con tre emergenze". Gli ho fatto presente se è opportuno far aspettare per più di due ore una bambina e sua madre incinta. A quel punto mi hanno chiesto se volevo aspettare ancora o se volevo andarmene. Per non perdere la seduta di ippoterapia ho deciso di andare via».
«Purtroppo è successo un disguido nella chiamata all’interno degli ambulatori», dichiara Giorgio Perilongo, direttore del Dipartimento per la salute della donna e del bambino dell’Azienda Ospedaliera di Padova, «a causa di un errore non volontario è stato saltato il turno del paziente e sono stati chiamati i pazienti successivi in lista. Probabilmente questo ha fatto vivere al padre un senso di trascuratezza, inoltre si era già fatto tardi perché la bambina aveva in programma una lezione di ippoterapia nel tardo pomeriggio. Ci siamo scusati e continuiamo a scusarci, anche perché la nostra missione è assicurare il benessere dei bambini e farli aspettare in sala d’attesa non è piacevole. Ci tengo a sottolineare», aggiunge il primario, «che non c’è stata alcuna volontà persecutoria. Si è trattato di una coincidenza sfortunata legata ad un errore umano. Fortunatamente la visita non aveva carattere d’urgenza, come può essere un accesso al Pronto soccorso, ma era una visita di controllo. Abbiamo subito provveduto a riprogrammare un altro appuntamento, la prossima visita è prevista per mercoledì 17 febbraio».
Alessandro Abbadir
Elisa Fais
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia