Digital Venice: il semestre italiano Ue parte da qui
VENEZIA. «L’economia digitale non è una nicchia né avanguardia per start up ma patrimonio comune, dalla scuola all’impresa». Il senso di Digital Venice è racchiuso in questa frase pronunciata da Riccardo Luna, giornalista e fondatore di «StartUpItalia!», all’apertura di Restart Europe: la prima convention che ieri ha inaugurato la settimana digitale veneziana, in programma fino al 12 luglio. Oggi, all’Arsenale, è previsto l’evento istituzionale-clou con il premier Matteo Renzi e Neelie Kroes, commissario Ue per l’Agenda Digitale.
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E proprio nelle mani del primo ministro italiano saranno oggi consegnati i cinque paper frutto del lavoro dei 163 giovani studenti e startupper, under 30, provenienti da 24 Paesi del Vecchio Continente che ieri hanno declinato le loro idee, per una nuova Europa digitale, in cinque diversi ambiti: lavoro, città, scuola, economia e democrazia. Restart Europe, organizzato da Microsoft Italia e «StartUpItalia!», in collaborazione con HP, Avanade e Vodafone, ha dato il la a una settimana d’incontri in laguna: 35 appuntamenti per cento relatori e duemila visitatori già accreditati.
Oggi dalle 9.30, in diretta streaming su digitalvenice.eu, sarà possibile assistere ai lavori che porteranno alla scrittura della «Carta di Venezia», fondamentale tappa nella Road Map digitale per l’Europa 2020: dieci punti che rappresentano il contributo italiano alle politiche europee in materia di Agenda digitale. Una sfida, questa, fondamentale per l’Europa - basti pensare alla presenza del roaming sulle tariffe telefoniche: un sovrapprezzo che ci ricorda che il mercato unico delle telecomunicazioni non esiste - ma anche per l’Italia. Gli ultimi dati Censis calcolano in 10 milioni al giorno il costo dello spread digitale nostrano, fatto di scarsi investimenti in reti, tecnologie e servizi: 3,6 miliardi l’anno che ci penalizzano nella competizione internazionale. Per questo Digital Venice: per favorire investimenti nell’innovazione per generare lavoro e crescita. Per questo Venezia, caso di studio unico per la banda larga, 26 milioni di investimento per 130 Km di fibra ottica fissati nel 2009 e 215 hotspot che collegano anche le isole più lontane. Un’eccezione nel Bel Paese. Il commissario Kroes sottolinea infatti come l’Italia, «pur essendo tra le più importanti economie industriali del mondo», con «l’ambizione di essere competitiva anche in futuro» non è «in sincronia con le proprie ambizioni». Nel nostro Paese quattro case su cinque non sono raggiunte dalla banda veloce e l’Italia non brilla nell’uso dei fondi strutturali per investire del digital divide. «In dieci anni il digitale ha creato 700mila posti di lavoro», aggiunge Luna, «ma le nostre competenze sono ancora scarse e i piccoli imprenditori non usano l’e-commerce. Una follia». «Chiederemo nei paper a Renzi», sottolinea Luna, «di abbassare le barriere per far muovere le start up nell’Ue e investire nella scuola: la digitalizzazione parte da qui» dice Luna. Oggi «non esistono più problemi di taglia», precisa riferendosi alle piccole imprese del Nordest, Andrew Smith, general manager Avanade, «la tecnologia è democratica e annulla le differenze. Ma serve cultura globale e capacità di aprirsi al mondo». Nuvole, mobile, social, big data, il futuro è qui.
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