Diga subacquea vongolari in trincea

SOTTOMARINA. Linea dura dei vongolari contro il cantiere per la costruzione della diga subacquea sul litorale sud di Sottomarina. L’hanno deciso nei giorni scorsi in assemblea gli aderenti al Cogevo...

SOTTOMARINA. Linea dura dei vongolari contro il cantiere per la costruzione della diga subacquea sul litorale sud di Sottomarina. L’hanno deciso nei giorni scorsi in assemblea gli aderenti al Cogevo di Chioggia, l’organismo che rappresenta gli operatori del settore. «Se non avremo risposte prima dell’inizio dei lavori», dice il presidente del Cogevo, Michele Boscolo Marchi, «manifesteremo in maniera forte: potremmo togliere le boe di delimitazione dei lavori o recarci a Venezia con le nostre barche».

Una protesta eclatante che, però, non era stata la prima scelta della categoria che, anzi, ha sempre seguito finora la linea di dialogo con le istituzioni. È di pochi mesi fa la manifestazione nazionale organizzata alle Zattere su problemi di carattere nazionale, che ha trovato riscontri sia a Roma che a Bruxelles. A Chioggia e Venezia invece sembra molto più difficile per questi lavoratori farsi ascoltare. La costruzione della diga, questa è la loro certezza, provocherà la morte dei banchi di vongole che prosperano nella zona per l’intorbidimento delle acque che priverà i molluschi dell’ossigeno.

Nonostante le segnalazioni e i contatti avviati per tempo, denuncia l’organismo, sono mancati confronti concreti con l’amministrazione comunale (che però ha ben poche competenze dirette) e soprattutto con la Regione, «in particolare con l’assessore all’Ambiente Conte». Da una parte non c’è alcun accordo per un equo indennizzo della risorsa che andrà perduta a causa dei lavori, dall’altra non c’è alcuna autorizzazione a prelevare quel prodotto e portarlo in acque sicure prima dell’inizio dei lavori.

«Sarebbero sufficienti quattro o cinque giorni per farlo», dice Marchi, «in via informale il Magistrato alle acque è favorevole, ma occorre aspettare la Regione. Da lì, però, segnali zero. Ci basterebbe un impegno politico chiaro. Non vogliamo risarcimenti se non ci saranno danni, ma siccome nessuno ci ha interpellato prima di redigere il progetto, è giusto che si tenga conto del nostro lavoro. Siamo in emergenza».

Diego Degan

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