Diffamato primario dell’Asl 10
Primario di psichiatria diffamato, arrivano le scuse dell’associazione Lgbt del Veneto Orientale. Un’intricata vicenda che ha visto il medico dell’Asl 10, Gianfranco Bonfante, suo malgrado al centro di una denuncia presentata al Comune di Jesolo da due giovani, che avevano detto di parlare a nome dell’associazione che tutela gay, lesbiche, transessuali, bisessuali ed eterosessuali. Lo accusavano sostanzialmente di aver somministrato farmaci dannosi costringendo una donna a sostenere una terapia contro il suo volere. Il presidente dell’associazione, Denis Mazzon ha preso le difese del primario, la segnalazione era stata fatta da due persone senza coinvolgerlo nè consultarlo e senza elementi.
Riguardava una donna di Jesolo che secondo i due ragazzi sarebbe stata sottoposta a “sevizie farmacologiche” nel reparto diretto da Bonfante. Un fatto che non ha ricevuto conferma. «Due giovani del Sandonatese», ricostruisce Mazzon, «hanno inviato una comunicazione al Comune di Jesolo in cui denunciavano queste presunte sevizie farmacologiche del reparto nei confronti di una signora. I due hanno usato indebitamente il nome dell’associazione. Siamo solidali con il primario dottor Bonfante e con il personale del servizio. I due giovani hanno usato il nome dell'associazione per accuse infondate che oltretutto ci trovano del tutto estranei alla vicenda. Conosciamo il reparto e il primario di cui abbiamo massima stima e rispetto professionale e umano. Ci riserviamo di sporgere formale denuncia alle autorità, per questo grave episodio. Da diversi anni mi occupo di difendere i diritti delle persone vittime di discriminazioni, anche se alle volte sono divenuto io stesso bersaglio di atti di minacce e intimidazioni. Sicuramente non demorderò e non mi fermerò per questo».
Il primario Bonfante vuole solo voltare pagina, pur, sanzionando il comportamento di chi lo ha denunciato. «È molto grave lanciare certe accuse del tutto infondate», ha detto il dottore, «perché comunque questo comporta delle conseguenze spesso gravi. Apprezzo questa presa di distanza ufficiale dell’associazione, che ha chiarito anche come le segnalazioni fossero del tutto inventate e prive di verità, da parte di chi non ha pensato minimamente alle conseguenze di simili gesti». (g.ca.)
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