«Difendiamo il lavoro basta suole dai cinesi»

STRA. Gruppi di controllo del materiale lavorato all’interno dei calzaturifici per denunciare quello sospetto che arriva dai laboratori clandestini cinesi. È la soluzione illustrata dalla Filtcem Cgil ieri in una affollata assemblea con più di 200 lavoratori del comparto in Riviera del Brenta. E dai lavoratori sono arrivati applausi: «Bisogna difendere il posto di lavoro», ha detto uno degli anziani.
«Si è discusso dell’ipotesi di accordo di rinnovo contrattuale», spiegano il segretario della Filtcem Cgil provinciale, Riccardo Colletti, e il referente di zona, Michele Pettenò, «e l’ipotesi è passata. Si è parlato poi della situazione del distretto e della preparazione alla discussione del “premio di vantaggio». Su quest’ultimo argomento arriva da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, la chiara richiesta di aprire in tempi rapidi la discussione con l’Acrib, su una piattaforma rivendicativa che non abbia come sola richiesta l’aumento salariale ma anche il miglioramento della parte normativa.
Ma le sorprese sono state altre. «I lavoratori e le lavoratrici per la prima volta – spiega Riccardo Coletti- sono apparsi più interessati a stroncare il fenomeno dei laboratori clandestini che alle specifiche rivendicazioni salariali. Hanno denunciato che all’interno delle loro aziende, che vendono le calzature come di estrema qualità nei mercati esteri, arrivano partite di suole e tacchi fatti chiaramente da laboratori clandestini cinesi».
Insomma, i lavoratori chiedevano controlli: «Dobbiamo difendere la qualità del prodotto per difendere il lavoro», hanno spiegato alcuni, «la nostra forza è l’eccellenza altrimenti qui fra un po’ si chiude».
È stato quindi deciso di creare ogni azienda gruppi di controllo e di contrasto al fenomeno. «Denunceranno le irregolarità», spiega Coletti, «Nel giro di qualche settimana saranno già pronti una ventina di gruppi di lavoro di delegate e delegati per monitorare l’andamento delle aziende e soprattutto controllare le dinamiche di filiera produttiva».
Negli ultimi anni il distretto del Brenta è riuscito a vincere la sfida dei mercati esteri grazie all’alta qualità dei materiali anche se il fenomeno dei laboratori clandestini ne sta minando le basi. È l’unico distretto ad essere già oltre i livelli pre-crisi del 2009. Le esportazioni nel 2012 hanno toccato quota 388 milioni di euro, il 6,4% in più sul 2007. Un patrimonio da difendere.
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