Dieci lavoratori, tutti in nero Denunciato titolare cinese
MARGHERA. Non ha ancora aperto ed è già irregolare. Si tratta di un centro market gestito da cinesi a Marghera in via Brunacci, dove i finanzieri della compagnia di Mestre hanno trovato dieci lavoratori in nero.
Il controllo delle fiamme gialle è avvenuto mentre all’interno del capannone, che si trova a ridosso del centro Wind, stavano lavorando per la sistemazione della struttura in vista dell’apertura. Delle dieci persone che stavano lavorando all’interno, nessuna era in regola. Nessun documento che attestasse un eventuale rapporto di lavoro con il proprietario della struttura o con altra azienda. Il titolare è stato denunciato. Ora sono in corso accertamenti per stabilire se i cinesi sono regolari nel nostro Paese.
La lotta al lavoro in nero o irregolare nelle imprese cinesi è continua e lunga, sembra senza fine. Nel novembre dello scorso anno, in Riviera, Miranese e nell’immediata periferia di Mestre c’erano stati due giorni di controlli di carabinieri e Guardia di Finanza. Due giorni che consentirono di delineare un quadro della situazione allarmante e che si ritrova, in piccolo, nella situazione scoperta ieri a Marghera.
Alcuni arrivavano solo per il fine settimana anche da Ancona, altri risultavano al lavoro come stagisti o affiliati con partita Iva, per non dire di quelli in nero. Gli imprenditori cinesi scoprono la flessibilità, per rispondere alle richieste dei committenti italiani. Nei 35 laboratori controllati, soprattutto tomaifici, sono state riscontrate irregolarità in materia di lavoro in 16 laboratori di cui 14 sono stati chiusi - ma 12 hanno riaperto due giorni dopo, chiedendo la revoca della sospensione - perché impiegavano manodopera in nero con una percentuale superiore al 20% della forza lavoro presente. I lavoratori controllati sono stati invece 161, di cui 41 trovati a lavorare in nero - tra loro anche tre clandestini, numero ridotto rispetto ad altri controlli. Cinque i denunciati: i tre clandestini più i due titolari dei laboratori per aver li impiegati. Nel complesso le sanzioni amministrative comminate sono di 112 mila euro, una somma calcolata per difetto.
Tempo un settimana e i lavoratori hanno ripreso a funzionare nuovamente, grazie alla grande disponibilità di denaro liquido che hanno queste imprese. Una beffa. Il giorno dopo la chiusura da parte delle forze dell'ordine hanno riaperto immediatamente i battenti i 14 tomaifici irregolari gestiti da cinesi in Riviera. Pagare la multa e regolarizzare i propri dipendenti non è costato un granché in termini aziendali. Molto meno insomma che tenere chiusi i laboratori in un periodo in cui le aziende cinesi avevano ottenuto grosse commesse da committenti della zona. La multa è stata pagata per tutti dai legali delle ditte e l'attività è potuta ripartire.
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