Diamanti truffa, sei falsi mercanti nei guai

Accusati di aver spillato due milioni mezzo a 45 investitori veneti con l’oro africano. Beffato un imprenditore di Fossalta

CAMPOSAMPIERO. L’affaire dell’oro africano si è trasformato in una truffa mangiasoldi che ha bruciato a 45 investitori padovani, trevigiani, vicentini e veneziani ben 2 milioni e 235 mila euro, facendo sparire oltre 249.425 euro con il fallimento della società Euro In International Network Business Consulting srl in sigla Eic (bancarotta fraudolenta); lasciando come ulteriore strascico una bancarotta preferenziale (l’unico debito saldato è risultato quello vantato dall’amministratore della srl per 19 mila euro a danno degli altri creditori) e una bancarotta documentale (la sparizione di tutta o quasi la contabilità e le relative scritture) oltre a una valanga di fatture per operazioni inesistenti pari a un importo di 1.201.000 euro con il solo obiettivo di riuscire ad evadere le tasse.

Una persona conta alcune banconote in una banca, Pisa, 15 maggio 2012. ANSA / FRANCO SILVI
Una persona conta alcune banconote in una banca, Pisa, 15 maggio 2012. ANSA / FRANCO SILVI


Ecco le cifre di un’inchiesta ormai conclusa che rischia di spedire a processo sei persone: sulla richiesta di rinvio a giudizio si pronuncerà il gup il prossimo 17 aprile. Sul banco degli imputati i due “cervelli” dell’operazione, i fratelli Tiziano Dotto 61 anni di Camposampiero e Stefano Dotto, 56 di Treviso (quest’ultimo promotore finanziario con ufficio a Treviso in via Verdi); in ruoli più defilati Paola Dotto (sorella gemella di Stefano) e il marito Giuseppe Favaro, 60, entrambi residenti a Zero Branco (Treviso); Federico Zanin, 60 di Silea (Treviso) e Enzo Dalle Fratte, 60 di Camposampiero.

Le accuse. Per tutti a vario titolo concorso in truffa aggravata dall’aver provocato un danno patrimoniale di rilevante gravità. SoloTiziano e Stefano Dotto sono chiamati a rispondere di bancarotta fraudolenta, preferenziale e documentale, come delle fatture “carta straccia” e di false comunicazioni sociali.

Sempre i due Dotto con Zanin sono accusati di esercizio abusivo di attività finanziaria in quando, senza la necessaria abilitazione, avrebbero svolto servizi di investimento e di raccolta del risparmio. Il 27 maggio 2015 la prima denuncia: a firmarla è una pensionata di Cittadella che viene convinta a sottoscrivere un contratto nell’ambito della partecipazione a un programma di investimenti.



La promessa del rendimento? Pari al 4% mensile e al 48% annuo; si prevede pure la restituzione dell’intero capitale senza alcun rischio, come nel paese dei balocchi. Ma il rendimento è legato alla compravendita (in Svizzera) di oro estratto da una miniera africana della Guinea francese. Con due bonifici la signora accredita 50 mila euro tra il 24 e il 26 giugno 2013 in un conto intestato all’Eic acceso nella filiale di Treviso della Deutsche Bank. Risultato: oro mai acquistato e soldi andati in fumo. Lo stesso copione si replicherà altre 44 volte con altrettanti risparmiatori.

Oltre al residente di Cittadella, altri 15 padovani hanno perso in totale 860 mila euro: si tratta di investitori di Padova, Campodarsego, Mestrino, Vigonza, Borgoricco. Tra loro il titolare di una società di Camposampiero che aveva investito nell’affare 300 mila euro. Due veneziani (un imprenditore di Fossalta di Piave e un signore di Scorzé) hanno perso 160 mila euro complessivi; due vicentini (di Schio e del capoluogo) non hanno più recuperato ben 150 mila euro; tutti gli altri danneggiati sono della provincia di Treviso (del capoluogo, di Zero Branco, Cornuda, Paese, Ponzano, Preganziol, Trevignano).

Del caso si era occupata la trasmissione Rai “Mi manda RaiTre” alla quale si erano rivolti, disperati, alcuni clienti che avevano affidati i risparmi di una vita ai Dotto, pronti a conquistarsi la fiducia tramite una rete di amicizie comuni tradite e calpestate.

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