Di nuovo la "cricca del Mose": così si spartivano l'affare dei rifiuti
VENEZIA. In Veneto, nell’éra Galan, ha proliferato il malaffare: hanno rubato i politici, ma pure i dirigenti della Regione e dall’affare non si sono tirati indietro nemmeno tanti imprenditori presi a modello del Veneto che produce. L’operazione “Buondì”, che ieri ha portato all’arresto dell’ex dirigente della Regione Fabio Fior, 57 anni, di Padova, lo testimonia. Il dirigente dalla fine degli anni Novanta ad oggi è stato il padrone amministrativo del ciclo dei rifiuti in Veneto. Ha pensato e fatto emanare una legge a suo uso e consumo, quindi approvava in commissione i progetti degli impianti che poi collaudava. E per finire aziende da lui controllate avevano il compito di verificare e monitorare il funzionamento degli stessi impianti. Tutto questo ha reso a lui e alla sua cricca milioni di euro. L’operazione del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Mestre si è chiusa ieri e ha inglobato anche una gran parte di un’altra inchiesta dei carabinieri del Noe di Treviso. Ai politici, come Renato Chisso e Giancarlo Conta, è andata bene. Sono solo indagati per abuso d’ufficio, secondo i magistrati non si sarebbero accorti di nulla. L’operazione coordinata dai pm Giorgio Gava e Sergio Dini, rispettivamente di Venezia e Padova, ha visto l’esecuzione di tre ordinanze cautelari nei confronti di Fabio Fior, dirigente della Regione Veneto (ai domiciliari), Sebastiano Strano, 51 anni, di Battaglia Terme, imprenditore e Maria Dei Svaldi, 47 anni, di Mogliano Veneto, imprenditrice (entrambi con obblighi di dimora). Dalle indagini iniziate dal 2006 emerge la figura di Fabio Fior, che concentrava su di sé molteplici incarichi nella procedura per il rilascio delle autorizzazioni di intervento per realizzare impianti di trattamento rifiuti: era membro della commissione Via (Valutazione Impatto Ambientale) e vice presidente della Commissione Tecnica Regionale all'Ambiente. Fior, conoscendo l'iter delle varie pratiche, riusciva a farsi nominare collaudatore delle opere, in alcuni casi dichiarando falsamente di non avere incompatibilità con l’incarico e, in altri casi, omettendo del tutto di richiedere l'autorizzazione all'incarico. Nelle indagini sono finite anche le modalità di nomina delle società che per legge dovevano fungere da terzi controllori indipendenti: le società sarebbero riconducibili a Fior attraverso una fiduciaria svizzera, gestita dal commercialista Gionata Sergio Molteni con sede a Mestre. La fiduciaria possedeva le quote di altre società coinvolte nel giro dei controllori e riconducibili ai soci del dirigente, cioè Maria Dei Svaldi e Sebastiano Strano. Le società potevano contare su modalità agevolate di assegnazione dei contratti di controllo, grazie alle “pressioni” di Fior alla Regione. Poi gli indagati portavano i soldi guadagnati illegalmente, in Svizzera. Per ora le Fiamme Gialle hanno recuperato quasi due milioni di euro a fronte degli svariati milioni di cui si sarebbe appropriato. I reati contestati sono: peculato, malversazione a danno dello Stato, abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Anche quest'indagine ha evidenziato il coinvolgimento di personaggi già protagonisti dell’indagine sul Mose. Le società di Fior hanno ricevuto in affidamento diretto l'esecuzione dei lavori di telerilevamento delle discariche abusive presenti sul territorio di otto comuni del Garda, lavori finanziati con fondi regionali dell'Assessorato all'Ambiente (retto all'epoca da Giancarlo Conta prima e Renato Chisso poi) e assegnati al Magistrato alle Acque di Venezia per l'individuazione del soggetto esecutore. Il Magistrato alle Acque (ufficio retto all'epoca da Maria Giovanna Piva e, successivamente, da Patrizio Cuccioletta, entrambi indagati per abuso d'ufficio) ha affidato l'incarico direttamente al Consorzio Venezia Nuova (Mose), aggirando la normativa sugli appalti. Attraverso la complicità di un funzionario responsabile del Servizio Informativo del Consorzio Venezia Nuova, Roberto Rosselli (indagato per abuso d'ufficio), i lavori di telerilevamento per complessivi 2,5 milioni di euro sono stati assegnati alla società Marte srl riconducibile a Fior.
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