Detersivo alterato e contraffatto scoperta una truffa da 5 milioni
MIRANO. Riciclavano gli scarti della lavorazione del detersivo anticalcare per produrre nuovo prodotto e rivenderlo, ma con la stessa confezione ed etichetta di quello originale. Merce scadente, alterata, contraffatta, in una parola: illegale. Dalla denuncia di un cittadino, insospettito dal colore sbiadito del “solito” prodotto, è partita da Mirano una maxi-operazione della Guardia di finanza in tutta Italia: sequestrate oltre 53.500 confezioni contraffatte di detersivo, per un valore di 473 mila euro. L’operazione, denominata “Power Brand”, è stata coordinata dalla Procura di Venezia e ha permesso di disarticolare una frode da oltre 4,8 milioni di euro: in regia una vera e propria associazione a delinquere che recuperava gli scarti della lavorazione del detersivo e li rimetteva in commercio con etichette dei più noti prodotti di alta gamma per lavatrici e lavastoviglie. La truffa è stata scoperta grazie all’occhio lungo di un cittadino che aveva acquistato uno dei flaconi incriminati in un supermercato di Mirano.
Il colore del prodotto sembrava diverso dal solito, anche la chiusura della confezione appariva “posticcia”. Scattata la segnalazione, sono stati i finanzieri della compagnia di Mirano e del comando provinciale di Venezia ad avviare le indagini, spinti anche da una seconda segnalazione, arrivata poco dopo da una casalinga di Vicenza. Alla fine si è scoperta una truffa colossale, con centrale in Toscana e distribuzione in tutto il Paese, fino a Napoli: sugli scaffali dei supermercati di mezzo stivale o nei bancali pronti ad essere immessi nei circuiti della grande distribuzione sono state ritirate 53.551 confezioni di detersivo anticalcare, prodotto acquistando da un’azienda della Riviera gli scarti della lavorazione del detersivo “vero” e rimesso in commercio illegalmente.
Dietro la frode 41 persone, tutte denunciate e ben 36 società che erano state create appositamente per commercializzare il prodotto contraffatto. In provincia di Pisa gli scarti venivano confezionati, mentre da uno stabilimento vicino a Bologna arrivavano i flaconi falsi. Per aggirare i controlli rigorosi sugli standard qualitativi del prodotto, la ditta impacchettava il detersivo “tarocco” con confezioni identiche a quelle originali e lo vendeva alla grande distribuzione a prezzo concorrenziale. I consumatori venivano così tratti in inganno dalla confezione e soprattutto allettati dal prezzo del prodotto, che quindi andava a ruba. Ignaro di tutto chi commerciava il detersivo: ordinava flaconi a prezzo stracciato da mettere negli scaffali del supermercato, che nascondevano in realtà una truffa ai danni del consumatore finale. Su scala nazionale sono 621.994 le confezioni di detersivi alterati messe in commercio fino al 2014, per un valore di 4.882.000 euro. Le società finite nel mirino erano in tutto e per tutto simili, anche nel nome, a quelle più note del settore ed erano state create proprio per fingere l’esistenza di una filiera di produzione lecita, nascondendo la provenienza illegale del prodotto.
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