Detenuti malati di mente mancano le strutture

I magistrati del Veneto non sanno dove mandare gli imputati ritenuti pericolosi La Regione non si è ancora dotata di residenze idonee. La prima sarà a Nogara
Di Giorgio Cecchetti

I pubblici ministeri del Veneto, da Venezia a Verona, da Padova a Treviso, non sapevano più dove sbattere la testa: tra loro c’era chi ha scelto di ricoverare gli imputati ritenuti pericolosi a causa dei reati che avevano commesso nei reparti psichiatrici degli ospedali delle rispettive città, altri invece che hanno preferito lasciarli in carcere. Soltanto pochi, quelli meno pericolosi e più mansueti, sono riusciti a farli ospitare in comunità piccole e protette. In entrambi i casi i detenuti con problemi mentali hanno creato disagi e preoccupazione sia negli ospedali sia nelle carceri. Medici e infermieri, infatti, non sono operatori della sicurezza, non sono tenuti a svolgere mansioni di controllo ed è capitato più di una volta che sono stati costretti a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine se con i farmaci non sono riusciti a vincere la resistenza del paziente agli arresti. Lo stesso in carcere, ma per il motivo opposto: Riccardo Torta, dopo essere stato arrestato, è stato portato a Santa Maria Maggiore e, almeno per ora, dovrà rimanerci per qualche tempo e nel carcere veneziano non è l’unico a soffrire di una malattia psichica. Gli agenti della Polizia penitenziaria, quindi, sono costretti a gestire anche dei malati di mente, spesso anche gravi, e non hanno le competenze e gli strumenti per farlo. Così, accade che l’unico sistema è quello di sedare il detenuto.

Tutto questo accade perché in Veneto, una delle pochissime regioni, ancora non ha costituito la Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) nonostante i fondi statali, anche se l’amministrazione regionale sostiene siano arrivati in ritardo, siano già entrati nelle casse di Palazzo Balbi. Eppure è passato più di un anno dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e proprio dopo l’orribile delitto di Mestre il presidente della giunta regionale Luca Zaia ha proposto di riaprirli e lo ha fatto ancor prima di preoccuparsi di far partire quello che doveva essere pronto un anno fa, come invece è accaduto in altre regioni.

Pochi giorni dopo essersi insediato a Venezia, il nuovo procuratore generale Antonino Condorelli ha avuto un incontro in Regione con il governatore e ha affrontato la questione. Zaia gli ha promesso che entro un mese avrebbe aperto la struttura a Nogara. E nei giorni scorsi in Regione hanno assicurato che i primi cinque detenuti psichiatrici verranno trasferiti dall’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia a Nogara il 20 gennaio, pochi altri potranno essere accolti entro febbraio (sono 46 i detenuti malati di mente veneti).

La struttura di Nogara, comunque, potrà partire a pieno regime (40 posti) soltanto dal 2017. A decidere chi trasferire e quando toccherà al Tribunale di sorveglianza, che sovrintende su tutti i movimenti dei detenuto, psichiatrici o meno che siano.

Per i pubblici ministeri veneti, però, il problema rimane: la Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza non ha sicuramente la possibilità di accogliere tutti coloro che ne avranno necessità, soprattutto coloro che sono in attesa di giudizio e che quindi non sono ancora sotto la giurisdizione del Tribunale di sorveglianza perché non sono stati ancora condannati. Prima della sentenza, spesso, passa più di un anno e, nel frattempo, i pubblici ministeri dovranno decidere se ricoverarli nel reparto psichiatrico in ospedale o se spedirli in carcere, come accade adesso.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia