Deserta l’asta per lo “Zanutto”

Costi alti per la gestione. L’assessore: «Potremmo chiuderlo»
COLUCCI FGAVAGNIN SAN DONA STADIO ZANUTTO ESTERNI COLUCCI FGAVAGNIN SAN DONA STADIO ZANUTTO ESTERNI
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È andato deserto il primo bando per l’assegnazione della gestione dello stadio Zanutto. Nessuna società di calcio cittadina ha presentato la domanda di partecipazione entro i termini fissati dal Comune, neppure le due realtà che attualmente giocano nella struttura, il Sandonà 1922 e il Calcio San Donà. Tra le motivazioni che hanno fatto andare deserto il bando ci sarebbero i vincoli e i costi da sostenere a fronte di un impianto molto vecchio, senza contare la prospettiva di dover lasciare lo stadio quando andranno in porto i progetti di vendita già avviati dal Comune.

E adesso? Probabilmente a breve ci sarà un nuovo incontro tra le parti. Quanto al futuro, le ipotesi sul tavolo sono molteplici. Si potrebbe arrivare a un’ulteriore autorizzazione provvisoria, alla formulazione di un secondo bando, ma non si può escludere che si arrivi anche a soluzioni più radicali, come la chiusura anticipata dello stadio. «La prossima settimana discuteremo in giunta della questione», commenta l’assessore allo sport Luigi Trevisiol, «stiamo rivedendo un po’ il bando. Ma è chiaro che, se lo stadio non interessa a nessuno, potremmo arrivare anche alla chiusura in anticipo».

D’altra parte le casse comunali faticano a sostenere gli alti costi di funzionamento dell’impianto. Per ora Sandonà 1922 e Calcio San Donà continueranno ad alternarsi nelle gare domenicali. «Per il momento si va avanti con un’autorizzazione provvisoria, ma non so fino a quando», aggiunge Trevisiol. A breve dovrebbe essere pronto anche il bando per l’assegnazione dell’altro stadio, il Davanzo di via Pertini. Per entrambi gli impianti, il problema da affrontare è anche quello del costo delle utenze, di cui al momento si fa carico il Comune. «Bisogna trovare una mediazione», conclude Trevisiol, «finché i soldi c’erano la situazione era diversa. Ma adesso le casse comunali non possono più mantenere certi costi. E poi perché certi sport debbono sostenere i costi delle utenze e altri no?».

Giovanni Monforte

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