«Derubati della canapa» Ma questa non “sballa”

A Marcon un’azienda agricola coltiva la “cannabis sativa” uguale alla “indica” ma senza effetti allucinogeni. «La gente non lo sa e ci porta via il raccolto»
Di Gianluca Codognato
PIEROBON - CAMPO CANAPA CAMIN
PIEROBON - CAMPO CANAPA CAMIN

MARCON. È canapa “sativa”, praticamente priva di principio attivo (thc), e non canapa “indica”, da cui si ricava marijuana e hashish. Serve per usi alimentari, per realizzare oggetti in corda e per migliorare la tenuta del terreno, non per “sballarsi”. Eppure va a ruba nel vero senso della parola, cioè viene costantemente sradicata dal campo in cui si trova ed esibita come un trofeo anche sui social network.

Quello che sta succedendo in via Pialoi è, secondo Piergiorgio Defilippi, “diretta conseguenza del proibizionismo che rende affascinante tutto ciò che è all’apparenza illecito”. Defilippi gestisce, assieme ad altri colleghi, la fattoria didattica Il Rosmarino di via Pialoi, a Marcon.

Un luogo dove le parole d’ordine sono prodotti biologici, educazione ambientale e alimentare, gruppi d’acquisto solidale. Da un anno a questa parte la fattoria ha anche inserito nei suoi progetti la coltivazione di canapa sativa, con lo scopo di utilizzarla per usi alimentari: dalle foglie si ricava un gustoso thè e buonissime tisane, oltre che una particolarissima birra. I semi essiccati sono commestibili e con essi si producono pane, farine, alimenti da forno.

Naturalmente “Il Rosmarino” ha tutte le necessarie autorizzazioni che in questo campo sono severissime: il permesso delle autorità, il seme certificato, la denuncia di coltivazione ai carabinieri. Eppure: «In un anno non siamo mai riuscita a raccoglierla con la trebbiatrice», spiega Defilippi, «la piantagione viene costantemente saccheggiata. L’ultima volta è successo l’altra settimana, alla fine siamo riusciti a raccoglierla solo a mano: pochissima».

Da qualche tempo i gestori della fattoria didattica di via Pialoi hanno anche esposto una cartello che specifica le caratteristiche della pianta coltivata in quel terreno: canapa “sativa”, priva di “thc”, il tetraidrocannabinolo, ovvero il principio attivo contenuto, in diverse quantità, nella droga. «Il problema», continua Piergiorgio Defilippi, «è che le persone che saccheggiano il nostro terreno poi si fanno fotografare su facebook, senza farsi riconoscere, con in mano il trofeo. E regolarmente le forze dell’ordine ci richiedono le necessarie autorizzazioni. Poco tempo fa sono arrivate addirittura cinque pattuglie. E molto spesso vediamo l’elicottero sorvolare le nostre teste». Insomma, dalla fattoria di Marcon giunge un messaggio forte chiaro: ragazzi, è inutile fumare la canapa sativa. Non sballa, al massimo fa venire l’emicrania.

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