«Deposito Gpl, evidenti anomalie»

Ingresso e banchina sotto sequestro. Le prossime 48 ore saranno decisive
CHIOGGIA. Ore decisive per conoscere la sorte dell’impianto gpl. La città attende di sapere se il sequestro penale preventivo, disposto dal pubblico ministero Massimo Michelozzi, sarà confermato dal giudice e di conoscere la decisione del Consiglio di Stato che il giovedì ha esaminato il ricorso in appello presentato dal Comune e dal comitato No Gpl per ribaltare la sentenza del Tar, che aveva concesso la sospensiva per l’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi.


Due fronti aperti fondamentali nel percorso di contrasto al deposito di Punta Colombi intrapreso dall’amministrazione e dal comitato. I sigilli posti giovedì pomeriggio sull’ingresso al cantiere hanno sorpreso la città e suscitato un fiume di commenti. Il pm ha disposto il sequestro di 165 metri quadri dell’area, corrispondenti all’accesso, riscontrando l’assenza dell’autorizzazione all’utilizzo per un tratto demaniale. Un provvedimento simile era stato firmato dal pubblico ministero Francesca Crupi, qualche settimana fa, per la banchina. La Costa Bioenergie per il momento ha sospeso i lavori, pur precisando che il cantiere non è sotto sequestro, in attesa di far vagliare dai proprio legali gli esatti contenuti del provvedimento e le motivazioni. I sequestri cautelari preventivi vengono disposti quando, per motivi di urgenza, non è possibile attendere che si esprima il giudice.


In questo caso l’ipotesi di reato sollevata dai pm è l’occupazione senza titolo di area demaniale. Ora si dovrà capire se il giudice confermerà il provvedimento o concederà il dissequestro. «È evidente», spiega Roberto Rossi, presidente del comitato No Gpl, «che se si è arrivati a un provvedimento del genere, per l’accesso e per la banchina, sono state rilevate anomalie importanti che crediamo il giudice non possa ignorare. Staremo a vedere, le prossime 48 ore saranno decisive. Ingresso e banchina sono sotto sequestro, ci auguriamo che si arrivi anche dentro il cantiere e che la Procura nelle sue indagini giunga al cuore delle questioni». Ore di attesa anche per il verdetto del Consiglio di Stato. «Attendiamo il pronunciamento», spiega Rossi, «dalle prime impressioni siamo fiduciosi perché i giudici hanno ascoltato con attenzione la memoria difensiva del Comune e hanno osservato con interesse il dossier fotografico che abbiamo presentato noi. Confidiamo che il Consiglio di Stato rigetti la decisione del Tar di entrare nel merito a ottobre 2018 quando il cantiere sarà verosimilmente già finito».
(e. b. a)




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