Denuncia il cantiere per i rumori ma finisce nei guai perché abusivo

L’esposto in Procura del titolare del lussuoso affittacamere Ca’ Pagan diventa un boomerang Ora rischia la chiusura per illecito edilizio, il direttore dei lavori era il geometra Bertoncello
Di Giorgio Cecchetti
Cecchetti Interpress/Tagliapietra Venezia 24.11.2012.- Cà Pagan in calle delle carrozze a San Samuele, San Marco 3268.
Cecchetti Interpress/Tagliapietra Venezia 24.11.2012.- Cà Pagan in calle delle carrozze a San Samuele, San Marco 3268.

Protesta per i rumori assordanti provenienti dal cantiere accanto, quello aperto per restaurare il Teatrino di Palazzo Grassi a San Samuele con la direzione dell’archistar Tadao Ando, ma in questo modo si autodenuncia per il fatto che la sua attività di affittacamere sarebbe abusiva. È accaduto a Mario Pagan, titolare di Ca’Pagan, «affitta camere di lusso» con 8 camere di cui due intestate D’Annunzio e Liberty: ora rischia la chiusura perché i vigili urbani gli hanno contestato la mancata autorizzazione per il cambio della destinazione d’uso da residenziale a ricettiva e per aver accorpato due unità residenziali. E, ciliegina sulla torta, a dirigere i lavori di restauro tre anni fa era stato il geometra Antonio Bertoncello, il professionista arrestato e condannato a quattro anni di reclusione per aver distribuito bustarelle ad alcuni tecnici dell’Edilizia del Comune. Pagan si era rivolto al Tribunale, sostenendo che i lavori iniziati lo scorso giugno, avevano gravemente danneggiato la sua attività alberghiera, tanto che i suoi clienti non avevano più prenotato da lui e tre o quattro camere erano rimaste vuote. Ai giudici aveva chiesto di condannare «Palazzo Grassi spa» a pagargli un risarcimento di centomila euro, inoltre di accertare con una perizia acustica il superamento dei limiti del rumore previsto dalle norme prodotto da martelli pneumatici e trapani; infine, aveva chiesto di ordinare all’impresa edile che svolgeva gli interventi di cessare immediatamente il vero e proprio fracasso, insomma di chiudere il cantiere.

Nei giorni scorsi, il giudice civile Manuela Bano ha depositato la sua ordinanza con cui respinge tutte le richieste di Pagan, e lo condanna anche a pagare le spese legali di Palazzo Grassi, liquidate con mille euro. «Dalla lettura della stessa documentazione prodotta dal ricorrente», scrive il magistrato, «emerge la carenza della corretta destinazione d’uso al fine del lecito esercizio dell’attività alberghiera di affitta camere, che si vorrebbe tutelare in questa sede, stante la destinazione d’uso residenziale delle otto camere menzionate nel ricorso». E ancora: «La comunicazione del dirigente del Servizio pronto intervento edilizia del Comune conferma la illegittimità d’uso per attività alberghiera dei locali sopra citati di cui è titolare Pagan e la prossima diffida da parte del Comune di Venezia alla prosecuzione dell’attività predetta». Avviando questa causa, in pratica, Pagan si è messo nei pasticci con le sue mani, perché ha informato che la struttura che gestisce dispone di otto camere, mentre la legge regionale chiaramente afferma che i bad &breakfast non possano avere più di sei stanze e, inoltre, non ha messo nel conto - pur sapendo che i lavori di ristrutturazione compiuti sotto la direzione di Bertoncello non erano autorizzati - che la controparte non avrebbe mancato di segnalare gli abusi edilizi. Ed è lo stesso giudice Bano a sostenere che «tra gli accertamenti preliminari da compiere prima di dare seguito allo svolgimento dell’accertamento vi è la verifica, quantomeno sommaria, della sussistenza dei presupporti e delle condizioni dell’azione».In un primo momento, tra l’altro, il magistrato aveva autorizzato la perizia acustica, ma in seguito alla memoria presentata dall’avvocato Mariagrazia Romeo, legale di Palazzo Grassi, è tornata sui suoi passi. Nel documento che difende l’operato della società che fa capo a Francois Pinault, infatti, si sostiene che l’attività di Pagan è «assolutamente illecita». L’avvocato scrive che il ricorso pone a presupposto dell’azione la titolarità di un esercizio di affitta camere articolato in otto camere, ma si tratta di un’attività illecita, visto che l’articolo 25 delle legge regionale 33 del 2002 nel definire le attività extra alberghiere qualifica gli esercizi di affitta camere quali «strutture composte da non più di sei camere». Inoltre, nella memoria si comunica al giudice che è stata avanzata la richiesta agli uffici comunali di verificare la sussistenza delle autorizzazioni, poi risultate mancanti.

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