Delitto Taffi Pamio, oggi Busetto in Cassazione

La donna condannata all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello. I legali: «È fiduciosa»

MESTRE. Monica Busetto, condannata due anni fa all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello per l’omicidio di Lida Taffi Pamio nel dicembre 2012, attenderà il responso dei giudici della Corte di Cassazione nella sua cella di Verona. Lei, che da sempre si è proclamata innocente, da qualche tempo ha iniziato a frequentare un laboratorio artigianale di bigiotteria nell’ambito di un programma di lavoro dietro le sbarre.

Foto Agenzia Candussi/ Furlan/ Mestre, Tribunale/ Processo a Monica Busetto
Foto Agenzia Candussi/ Furlan/ Mestre, Tribunale/ Processo a Monica Busetto

L’udienza è fissata il 26 a Roma, la decisione dovrebbe arrivare già in serata. Davanti ai giudici della Prima Sezione della Suprema Corte ci saranno i difensori di Busetto, gli avvocati Alessandro Doglioni e Stefano Busetto, che hanno presentato il ricorso. Centoventitré pagine nelle quali vengono snocciolati i 17 motivi per cui, a detta dei difensori, Monica Busetto non ha avuto alcun ruolo nel delitto di via Vespucci.



«Busetto aspetta fiduciosa l’esito del ricorso in Cassazione», spiega l’avvocato Alessandro Doglioni. Tre le opzioni al vaglio della Suprema Corte. La condanna all’ergastolo di Busetto potrà essere confermata oppure annullata o ancora il procedimento potrà essere rinviato ad un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Venezia perché proceda a una nuova valutazione. In primo grado, Busetto era stata condannata a 24 anni e 6 mesi. Poi i giudici di secondo grado avevano stravolto il pronunciamento.

La Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Gioacchino Termini, aveva ritenuto una prova inconfutabile di colpevolezza di Busetto l’infinitesimale presenza di Dna della vittima rilevato nel laboratorio della Polizia scientifica a Roma (dopo un primo risultato negativo) su una catenina d’oro spezzata che teneva in un sacchettino di piccole gioie.

Non solo: per i giudici di secondo grado, Susanna “Milly” Lazzarini è credibile quando, dopo quattro interrogatori nei quali si è auto accusata del delitto (dopo essere stata arrestata per l’omicidio di Francesca Vianello), cambia versione e racconta che subito dopo aver aggredito Lida che l’aveva scoperta a rubare, sulla porta è apparsa Monica Busetto che - dopo «uno scambio di battute» - ha deciso di partecipare al delitto, dando la coltellata mortale alla vicina che «la sputtanava».

E proprio su questi punti si è basato il ricorso degli avvocati Doglioni e Busetto: nel corso della discussione di questa mattina a Roma si parlerà, tra l’altro, della questione del Dna sulla catenina, dell’attendibilità di Lazzarini e quindi della chiamata in correità.

Strettamente legato alla decisione della Cassazione su Busetto è il procedimento, agli albori dell’udienza preliminare, a carico di “Milly” Lazzarini, accusata di aver partecipato all’uccisione di Lida Taffi Pamio. La prima udienza fissata a gennaio davanti al gup David Calabria è stata rinviata per un problema di notifica a mercoledì 2 maggio. Un rinvio che ha assunto un valore importante in relazione anche all’atteso pronunciamento dei giudici romani sull’imputata Busetto.

Rubina Bon
 

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