Delitto Pamio, l’arrestata vuole tornare in libertà
Il Tribunale del riesame di Venezia affronterà la posizione di Monica Busetto, l’inserviente del Fatebenefratelli arrestata per l’omicidio della 87enne Lida Taffi Pamio, venerdì 21 febbraio. Il presidente Angelo Risi ha fissato l’udienza dopo che i difensori della donna, gli avvocati Alessandro Doglioni e Stefano Busetto, avevano presentato ricorso e dopo l’arrivo in cancelleria della documentazione della Procura sulla base della quale il giudice Barbara Lancieri ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario aggravato dall’aver agito per motivi futili e con crudeltà, per rapina e simulazione di reato.
Sono due i motivi per i quali la decisione dei tre giudici sarà decisiva. Innanzitutto per la valutazione delle prove e di conseguenza per la condizione dell’indagata: se il Tribunale valuterà che prove e indizi raccolti dagli investigatori della Squadra mobile lagunare sono gravi e sufficienti, il ricorso per la Busetto verrà respinto. In caso contrario verrebbe annullata l’ordinanza e l’inserviente ospedaliera otterrebbe la scarcerazione. Se dovesse rimanere nel carcere della Giudecca il suo atteggiamento potrebbe cambiare e anche le scelte difensive dei suoi legali. Fino ad ora la presunta assassina ha respinto le accuse, ha sostenuto di essere innocente e di non avere avuto nulla a che fare con l’omicidio dell’inquilina di viale Vespucci. La stessa ordinanza del giudice Lancieri, in cui si legge che «l’indagata ha delle reazioni parossistiche e reagisce con modalità scomposte e a tratti incontrollabili» e ancora «l’azione violentissima sembra completamente disgiunta da motivi concreti e più legata ad uno scatto d’ira, cui l’indagata pare andare soggetta», lascia la porta aperta ad una possibile perizia psichiatrica con una dichiarazione finale di semi infermità mentale. Scatterebbe in questo caso lo sconto di un terzo sulla pena da aggiungere ad un altro sconto del tutto simile grazie alla scelta del rito abbreviato. Tutto questo nel presupposto di un’ammissione di colpa.
La decisione spetta naturalmente a Monica Busetto e ai suoi avvocati, ma molto dipenderà anche dalla decisione che prenderanno i giudici del Riesame. Contro la donna c’è prima di tutto la prova della collanina strappata dal collo della 87enne e ritrovata nel portagioie dell’indagata (la medaglietta era rimasta invece sotto il cadavere). Gli altri sono indizi di contorno, in particolare le intercettazioni di colloqui telefonici tra la Busetto e la sorella, durante i quali la prima si sfoga, parla della Pamio e parla anche della collanina.
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