Delitto Nordio, il processo è da rifare
CHIOGGIA. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna a 12 anni di reclusione nei confronti di Cristian Carisi, il giovane chioggiotto che il 28 agosto di tre anni fa aveva ucciso con una coltellata Damiano Nordio. I giudici romani, accogliendo i motivi della difesa presentati dall’avvocato Vincenzo Di Stasi, hanno cancellato la sentenza della Corte d’assise d’appello lagunare rinviando il processo a Venezia, a una nuova Corte, che dovrà tenere conto delle considerazioni avanzate dall’Alta Corte: riguardano la mancata concessione della scriminante della provocazione e della legittima difesa. L’avvocato Di Stasi e il collega Giorgio Pietramala, che avevano difeso Carisi sia in primo grado sia in appello, avevano sempre sostenuto che Carisi si era difeso dall’aggressione di Nordio e, comunque, era stato provocato. Ora, dunque, ci sarà un nuovo processo per l’omicidio del pescatore chioggiotto.
Carisi, il 3 aprile 2012, era stato ritenuto responsabile di omicidio volontario, ma il giudice dell’udienza preliminare gli aveva concesso lo sconto per il rito abbreviato (giudizio allo stato degli atti senza testimoni) e un secondo per le attenuanti generiche, visto che era incensurato. Il pubblico ministero Rita Ugolini aveva chiesto una pena più pesante, 16 anni di reclusione, alla quale era arrivata perché secondo la rappresentante dell’accusa l’imputato andava condannato per omicidio con l’aggiunta dell’aggravante dei futili motivi a causa dei quali era scoppiata la lite tra i due. Mentre i difensori di Carisi si erano battuti per una pena inferiore, sostenendo che il loro cliente aveva reagito ad una provocazione di Nordio, che aveva pesantemente offeso la sua convivente, e si era legittimamente difeso. Ma il giudice non era sceso sotto i dodici anni di carcere, considerando che Nordio sarebbe stato accoltellato ben 14 volte (lo aveva stabilito l’autopsia eseguita dal medico legale di Padova Rossella Snenghi), anche se i colpi davvero affondati sarebbero stati quattro e uno solo è quello che ha centrato il cuore provocando la morte istantanea. I due si conoscevano e quella sera d’estate si erano incontrati quando entrambi si trovavano assieme ad un gruppo di amici, Nordio aveva anche la figlioletta in braccio. Entrambi avevano bevuto parecchio e sarebbe stata la vittima a cominciare a urlare e insultare: alla scena avevano assistito almeno una ventina di testimoni, nessuno però era riuscito a riferire ai carabinieri chi dei due aveva estratto il coltello. Secondo il pubblico ministero sarebbe stato Carisi, mentre i suoi difensori avevano sempre sostenuto che era stato Nordio, il quale dopo essere stato ferito ad un braccio sarebbe riuscito a strappare l’arma da taglio e quindi a colpire. Durante la lite, i due erano passati dalle parole alle vie di fatto e si erano anche rotolati a terra, avvinghiati uno all’altro prima che comparisse il coltello.
Contro quella prima sentenza avevano presentato ricorso gli avvocati Di Stasi e Pietramala, la Corte d’assise d’appello, in camera di consiglio trattandosi di un rito abbreviato, aveva sostanzialmente confermato la decisione del giudice dell’udienza preliminare di Venezia. Adesso la Corte di Cassazione rimette tutto in discussione e la nuova Corte d’assise d’appello che giudicherà Carisi dovrà tener conto delle osservazioni che il giudice romano delegato a stendere le motivazioni segnalerà.
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