Delitto Lovisetto, niente nuova autopsia
I difensori di Silvano Maritan, gli avvocati Giovanni Gentilini e Giovanni Belsito, contestano l’autopsia svolta dai consulenti della pubblico ministero di Venezia Francesca Crupi, i medici legali dell’Ospedale di Mestre Silvano Zancaner e Cristina Mazzarolo. Hanno addirittura chiesto una nuova autopsia in incidente probatorio: il loro consulente, il medico legale Ilan Brauner ha chiesto che venga prelevata la pelle intorno alla ferita alla gola di Alessandro Lovisetto, quella che stando all’esame già eseguito sarebbe stata quella letale. Ma la giudice Roberta Marchiori, la stessa che ha convalidato l’arresto di Maritan e ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario nei suoi confronti, ha respinto la richiesta, scrivendo che è irrituale. I due medici mestrini, inoltre, hanno spiegato di aver compiuto tutte le operazioni necessarie per chiarire il decesso di Lovisetto. La vittima, oltre alla ferita alla gola, aveva altri tre tagli, ma si sarebbe trattato di ferite poco più gravi di graffi, soprattutto in faccia. Del resto l’arma era poco più di un coltellino, quelli multiuso: Lovisetto è morto perché è stato colpito in un organo vitale.
Il medico legale scelto dai difensori di Maritan ha chiesto il prelievo delle pelle attorno alla ferita al collo per capire se quella parte del corpo è stata raggiunta da un colpo sferrato con la punta o di taglio. Secondo gli avvocati Gentilini e Belsito, cambierebbe se fosse stata sferrata in un modo o nell’altro. Stando alla ricostruzione fornita dall’ex boss del Veneto Orientale, lui si sarebbe difeso dall’aggressione di Lovisetto, che si sarebbe avvicinato dopo che lui aveva discusso con la sua ex, ora convivente della vittima. Dopo alcuni scambi di battute e alcuni spintoni, Lovisetto lo avrebbe colpito con due pugni, facendolo cadere a terra e facendo volare i suoi occhiali. A quel punto avrebbe anche tirato fuori il coltello di cui poi si sarebbe impadronito Maritan per ucciderlo. Ci sono ben tre testimoni, però, che confermano la prima parte del racconto, l’aggressione e i due pugni, poi però sostengono di aver visto l’anziano boss estrarre il coltello dalla tasca e colpire la vittima alla gola.
L’indagato sostiene di aver colpito a caso senza vedere dove finivano i suoi colpi perché aveva perso gli occhiali e senza di quelli non vede bene: avrebbe utilizzato il coltello per tenere lontano l’aggressore, insomma non voleva uccidere e si sarebbe semplicemente difeso da uno ben più giovane e prestante di lui. Ma i testimoni lo hanno smentito per quanto riguarda la circostanza più importante, il coltello lo portava lui e lo ha estratto lui. La sua ex, inoltre, avrebbe riferito che un mese prima si era presentato in casa sua e l’aveva minacciata con lo stesso coltello. Infine, ci sono i precedenti penali che non giocano certamente a suo favore e non solo perché è stato in carcere almeno 30 anni complessivamente, ma soprattutto perché una delle condanne, la più pesante, l’ha subita proprio per omicidio, anzi per quattro omicidi, i due fratelli Rizzi e il cugino in una circostanza, Ottavio Andrioli in un’altra.
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