Delibere on line, raggiunto l’accordo

Trasparenza e privacy, costituito un gruppo di lavoro che provvederà a ripulire dei dati sensibili gli atti del 2014 e 2015
Di Francesco Furlan
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.07.2015.- Consiglio Comunale. Cà Farsetti.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.07.2015.- Consiglio Comunale. Cà Farsetti.

Se il Comune è una casa di vetro qualche volta bisogna tirare le tende? Intervenendo ieri nel dibattito della Commissione del Consiglio che si occupa di trasparenza, il segretario generale Silvia Asteria e il dirigente degli Affari generali Francesco Vergine hanno chiarito il punto di vista dell’amministrazione sul caso delle delibere e delle determine per le quali, nelle scorse settimane, è stata preclusa la consultazione pubblica online oltre i 15 giorni sull’albo pretorio prevista dalla legge.

Delibere da ripulire. Un gruppo di lavoro composto da una manciata di dipendenti comunali è al lavoro per depurare dei dati personali le delibere del 2015 e del 2014, e mano a mano che i dati saranno oscurati, le delibere verranno di nuovo pubblicate online. A seguire lo stesso lavoro - che sarà molto più impegnativo perché i dati personali sono molto più presenti - verrà fatto anche per le determine dei dirigenti. E ci vorranno mesi. Un compromesso tra trasparenza e rispetto della privacy che ora sembra trovare quasi tutti d’accordo. Come si ricorderà il caso era scoppiato quando, nelle scorse settimane, dalla sezione dei sito riservata all’amministrazione trasparenze erano sparite dalla consultazione delibere e determine.

Il rischio delle multe. Un decisione presa in via cautelare, ha spiegato Vergine, dopo un il garante per la privacy aveva richiamato l’amministrazione comunale, colpevole di continuare a tenere visibile una determina, nel caso specifico di una Municipalità, con i dati di un professionista cui era stato dato un incarico, oltre i quindici giorni previsti dalla legge per la pubblicazione sull’albo. L’amministrazione era ispirata da una criterio di trasparenza - imperniato sul piano triennale della trasparenza - che però per il garante andrebbe oltre quanto previsto dalla legge. Il rischio per l’amministrazione, ha spiegato Vergine, era di andare incontro a una sanzione, da 10 a 120 mila euro, per ogni atto contestato. Da qui la decisione presa da Vergine di ritirare tutte le delibere e iniziare il lavoro di revisione che, sette giorni fa, ha riportato alla pubblicazione delle prime delibere ripulite - ma non delle determine - da inizio anno a oggi.

Il difficile equilibrio. Ieri la presidente della commissione, Monica Sambo (Pd), e i consiglieri Andrea Ferrazzi (Pd) e Davide Scano (M5S), i tre che più di tutti avevano sollevato il caso, sono tornati a sottolineare che, per un’amministrazione pubblica la trasparenza dovrebbe essere preminente sul diritto alla privacy. Esempio: può un professionista che lavora per un ente pubblico chiedere il diritto alla riservatezza? Non è forse più importante il diritto degli elettori a sapere chi è il professionista, quanto viene pagato e chi gli ha dato l’incarico? «Anche a livello nazionale», per Monica Sambo, «sarebbe auspicabile un’armonizzazione della normativa». I comuni oggi vanno in ordine sparso, interpretando le leggi in modo più o meno restrittivo. Sul caso i Cinquestelle hanno anche inviato una segnalazione all’autorità nazionale anti corruzione guidata da Cantone.

Le delibere future. Per il futuro gli Affari generali e la Segreteria generale hanno invece stretto un’intesa con Venis, per preparare delibere e determine in tre copie: una con tutti i dati per uso interno; una con i dati personali ma priva dei dati sensibili e giudiziari da pubblicare per i 15 giorni previsti dalla norma sull’albo pretorio online; e una depurata anche dai dati personali da lasciare online anche dopo i 15 giorni di pubblicazione all’albo.

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