Degrado e atti vandalici negli edifici dell’ex Scalera

L’area che doveva riqualificare la zona della Giudecca abbandonata a se stessa Appello al Comune dell’impresa Tasca: riscuota i 4 milioni di polizze fideiussorie

Potevano diventare bellissimi appartamenti, circondati da un parco pubblico con tanto di vista sulla laguna. Oggi l’area Ex Scalera della Giudecca lascia spazio al degrado e agli atti vandalici in continuo aumento. La mancanza di finanziamenti per proseguire i lavori ha fatto sì che senza dimora, writers e vandali entrino facilmente negli edifici, raggiungibili dall’acqua o scavalcando la recinzione.

Il risultato sono stanze distrutte da picconate, pareti imbrattate, mobili distrutti, porte di vetro frantumate e angoli che sono diventati dei dormitori, dove si sentono odori di ogni tipo. L’ombra dell’imminente collasso di Acqua Marcia, proprietaria degli stabili e attualmente in concordato preventivo, è sempre più vicina. A risentire del destino della società immobiliare di Francesco Bellavista Caltagirone, è soprattutto la Ditta Tasca. L’impresa trevigiana, alla quale erano stati assegnati i lavori per restaurare l’area chiamata Ex Scalera, da anni non riceve più una lira e attende 3 milioni e passa di soldi. Il danno non finisce qui.

Quando è stata avviata la procedura per il concordato, Acqua Marcia aveva chiesto alla Ditta Tasca di interrompere la costruzione degli appartamenti, ma di continuare a fare manutenzione e mettere in sicurezza l’area, garantendo 14 mila euro al mese più Iva. Tasca aveva accettato, sperando di riuscire a ricavare qualcosa, ma neppure questa volta Acqua Marcia è riuscita a pagare.

I debiti sono lievitati ancora di più dato che da ottobre 2012 continuano a lavorare senza lo stipendio promesso. A oggi, solo per manutenzione, spetterebbero alla ditta 400 mila euro, Iva inclusa. Ad aumentare lo stato di allarme sono i numerosi atti vandalici, di cui si deve fare carico la sola ditta in quanto l’area è privata di proprietà di Acqua Marcia e le forze dell’ordine non sono tenute a controllare. Il risultato è che Tasca lavora senza guadagnare, continua a sborsare soldi propri per mettere in sicurezza l’area e non riceve aiuto da nessuno. Acqua Marcia è in stato di concordato. A breve una figura designata dal tribunale dovrebbe accompagnare la società verso la liquidazione dei beni, pagando al massimo il 5,5% del dovuto all’impresa. Insomma, un vero disastro che ha portato il responsabile Gianni Tasca a lanciare un grido di allarme: «Noi abbiamo sempre lavorato – hanno detto il direttore dell’impresa e il responsabile tecnico Roberto Gigo – e avevamo anche chiesto di comprare l’area alle stesse condizioni a cui era stata venduta a Caltagirone, ma Veneto Banca ci ha detto che noi avremmo dovuto mettere 10 milioni di fideiussione, cosa che non era stata chiesta ad Acqua Marcia e abbiamo detto di no. Vorremmo che il Comune prendesse una posizione perché può riscuotere i 4 milioni di polizze fideiussorie dalle Assicurazioni Generali. Con quei soldi potrebbe contribuire almeno alle spese di manutenzione dato che una parte è anche pubblica. Acqua Marcia metterà tutto in vendita e il Comune dovrebbe essere interessato a tenere l’area in buone condizioni».

Vera Mantengoli

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