Degrado a Mestre, l’occhio dei vigili su 102 siti a rischio

Nel 2011 i posti controllati erano una decina. Il progetto “Oculus” proposto come modello dal Ministero dell’Interno
I rifiuti sotto il Cavalcavia di Mestre (foto Candussi)
I rifiuti sotto il Cavalcavia di Mestre (foto Candussi)

MESTRE. Centodue siti e ottanta fantasmi per la nostra città. Numeri che emergono da Oculus, il progetto di rigenerazione urbana che dal 2011 impegna gli agenti della polizia locale, nel tenere sotto controllo i luoghi abbandonati che spesso diventano rifugio per sbandati e spacciatori.

«Un lavoro che sta dando grandi soddisfazioni» sottolinea il comandante generale della polizia municipale Marco Agostini «Il progetto però funziona se tutti fanno la propria parte: noi controlliamo e svuotiamo i luoghi, ma questo ha un senso se poi il sociale fa il resto e chi è proprietario degli immobili e delle aree mette in sicurezza i luoghi. Altrimenti diventa un lavoro che non ha un senso».

Marghera, i controlli tra via Cruto e via Ghega (foto Candussi)
Marghera, i controlli tra via Cruto e via Ghega (foto Candussi)

Cinque anni fa quando il progetto è iniziato i luoghi a rischio occupazione individuati dagli agenti erano 10. La gran parte erano occupati dai cosiddetti “barbanera” e da spacciatori. Solo gli accattoni erano cinquanta. Per lo più romeni di etnia rom. Anno dopo anno gli agenti ne hanno messi nella lista decine e decine, mentre altre decine uscivano perché intervenivano lavori di messa in sicurezza o venivano trasformati. Se ora sono centodue, nella lista della polizia locale, in questi anni, ne sono finiti centocinquanta. Molti luoghi nuovi sono sempre più ai margini della città. In questi anni sono cambiati anche gli “ospiti” di questi rifugi.

Degrado a Marghera
Degrado a Marghera

I mendicanti romeni oramai si sono stabilizzati su una ventina di presenze. Sono le persone che usano i luoghi più marginali possibili e non prediligono di certo gli edifici. Negli ultimi mesi sono sempre di più i senza dimora dell’Est Europa. In particolare della Repubblica ceca. Di solito in un anno gli ospiti cambiano per un 70 per cento.

Quotidianamente una pattuglia di agenti che si occupano del progetto controllano una trentina di siti. Se notano la presenza di giacigli o di persone, organizzano lo sgombero che avviene nel giro di pochi giorni. Ieri, ad esempio, sono stati messi in sicurezza cinque siti.

«È il continuo lavoro di monitoraggio che garantisce i frutti di questo progetto che viene preso a modello a livello nazionale. Se non si tiene sotto controllo la situazione questa può degenerare sia da un punto di vista della sicurezza pubblica che da quello sanitario. Solo quest’anno, durante i vari sgomberi, abbiamo fatto portare via dagli uomini di Veritas oltre 130 tonnellate di rifiuti» spiega il commissario Gianni Franzoi, responsabile del progetto «Siamo convinti di controllare la stragrande maggioranza dei siti occupati da chi vive ai margini o di espedienti. Sicuramente ce ne sono altri che non abbiamo scoperto o che non ci hanno segnalato. Magari perché chi li occupa rimane nell’ombra. Penso ad esempio alle persone ordinarie dell’Est Europa», conclude Franzoi.

Il progetto Oculus è stato preso a modello dal Ministero dell’Interno come esempio di intervento di rigenerazione urbana. Infatti è tra i progetti che si possono trovare tra le proposte che il Ministero pubblica sul suo sito web.

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