«Defibrillatori in tutte le palestre per prevenire altre tragedie»

La Città metropolitana si muove, ma il decreto Balduzzi che impone l’obbligo per le società sportive di dotarsi degli strumenti salva-vita ha avuto quattro proroghe. In città sono 150, ma non bastano
Di Mitia Chiarin

Dal giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, l’entrata in vigore del Decreto Balduzzi che impone l’obbligo per le società sportive di dotarsi di defibrillatori ha visto finora ben quattro proroghe per le società minori, quelle dilettantistiche. La prima scadenza per adeguarsi alla legge era stata fissata al 20 gennaio 2016. Successivamente, la sua entrata in vigore è stata prorogata a luglio 2016; poi a novembre 2016 e ancora è stata spostata al gennaio 2017. Ora si parla del 30 giugno 2017.

La tragedia di Mestre. Ma il caso del professore 32enne, Angelo Marco Giordano che si è accasciato al suolo per un malore mortale mentre giocava a calcetto nella palestra del Gramsci Luzzatti della Gazzera, in via Mattuglie, impone una riflessione generale.

Perché in quella palestra, il defibrillatore non c’era. Con o senza obblighi di legge, anche gli impianti sportivi vanno tutti dotati di questi presidi salvavita. Il costo non può più essere un alibi: si spendono dai 700 ai 1.700 euro, a seconda dei modelli.

Città metropolitana: interverremo. «Dobbiamo darci da fare. Ne parlerò al sindaco metropolitano perché bisogna garantire la presenza dei defibrillatori in tutti gli spazi dello sport, magari con una sinergia tra città metropolitana e società sportive. Si tratta del rispetto della salute delle persone. Prima di diventare sindaco, con i Lions abbiamo per primi portato dieci defibrillatori nel Portogruarese. Si figuri se una vicenda simile non tocca la mia sensibilità. E serve promuovere la conoscenza della mappa dei punti dove i defibrillatori sono presenti, per fare informazione tra i cittadini», spiega Maria Teresa Senatore, sindaco di Portogruaro e delegata ai Lavori pubblici della città metropolitana. La palestra del Gramsci Luzzati è stata ereditata dalla Città metropolitana, come ex istituto della Provincia. «Occorrerà muoversi subito per capire anche quante palestre oggi non sono dotate di defibrillatori e lavorare per prevederli ovunque», aggiunge Saverio Centenaro, coordinatore dei delegati del sindaco metropolitano.

Il bando 2015. Sessanta, stando agli ultimi dati, sono gli impianti sportivi della provincia di Venezia che sono dotati di defibrillatore e che hanno ottenuto alla fine del 2015 l’assegnazione dei fondi della Regione Veneto che prevedeva, con un bando, contributi di 300 euro per associazione, proprio finalizzati all’acquisto dei Dae, defibrillatori automatici esterni. Quindicimila euro sono stati affidati all’ex Usl 12 veneziana per i contributi ad una sessantina di realtà sportive. A Venezia città per gli impianti comunali nel 2016 non sono stati previsti contributi comunali e la spesa è quindi a carico delle associazioni. Tanto che la Uisp aveva lanciato una idea: «Alzando anche di soli 50 centesimi la tariffa oraria per l'utilizzo di una palestra o di un palazzetto, il Comune potrebbe recuperare i soldi per acquistare in una sola volta tutti i defibrillatori, così da poter spuntare anche un prezzo migliore».

Venezia cardioprotetta. Ma quanti sono i defibrillatori nell’area veneziana? La città di Venezia è “cardioprotetta” da tempo grazie al progetto di Regione Veneto e ex Asl 12, ora diventata la grande Usl 3 Serenissima, che mappa e implementa la presenza di defibrillatori in città: sono 39 i Dae presenti in teche verdi a disposizione del pubblico in luoghi all’aperto. Più di 150 i defibrillatori sparsi nel territorio dell’Usl 12 tra quelli nelle teche verdi pubbliche, nelle sedi istituzionali, negli alberghi e nei musei.

Per il loro posizionamento l’Usl 3 ha lavorato con pubbliche amministrazioni, aziende municipalizzate, associazioni di esercenti, albergatori, gestori di campeggi. Dieci sono i defibrillatori “itineranti”: sono quelli in dotazione alle forze dell’ordine e ai gruppi dei volontari del soccorso. Altri dieci sono quelli che vengono attivati d’estate lungo il litorale di Cavallino Treporti per presidiare anche le spiagge.

La mappa salvavita. Cento e cinque sono dislocati nel centro storico, isole e litorale. In centro storico sono 73; 7 al Lido; 4 a Pellestrina; 3 a Murano, 2 a Burano, 13 a Cavallino Treporti. Nella terraferma mestrina sono invece 46, quelli mappati, di cui 3 itineranti. Sono presenti in piazza Ferretto, davanti alla stazione di Mestre, per esempio, in teche esterne. In via Palazzo è stato installato un totem voluto dalla Municipalità di Mestre. Tredici quelli in sedi sanitarie, 15 quelli nelle teche verdi all’aperto e ancora tredici sono in spazi chiusi pubblici: si va dal palazzetto Taliercio ai centri commerciali; dall’aeroporto Marco Polo a cinque sedi di Veritas. Sono anche nell’auditorium e nella palestra di Favaro e nei parchi di San Giuliano e Bissuola. Bastano? Evidentemente no.

Per vedere la mappa, si può consultare la pagina: www.healthvenice.com.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia