Defibrillatori in regalo, nessuno li vuole

Acquistati da “La Fenice” in memoria del 32enne morto giocando a calcetto: manca l’accordo per installarli nelle palestre
Mappa dei defibrillatori in città - nella foto di fronte alla stazione FS
Mappa dei defibrillatori in città - nella foto di fronte alla stazione FS

MESTRE. Cinque defibrillatori in memoria di Marco Giordano, di cui però solo uno è entrato in funzione in attesa di sbrigliare una matassa burocratica di cui nessuno sembra trovare il bandolo. «Noi ce la stiamo mettendo tutta», spiega Davide Bui, direttore tecnico della società sportiva di calcio a cinque Fenice Junior, «e nei mesi scorsi abbiamo incontrato molte persone dell’amministrazione e delle scuole, senza però riuscirà a ottenere un risultato. Ma non abbiamo nessuna intenzione di mollare, perché lo dobbiamo al nostro amico Giordi».

È così che gli amici chiamavano Marco Giordano, l’allenatore di 32 anni morto giovedì 16 febbraio mentre stava giocando con la sua squadra una partita di Calcio a 5 sul campo della palestra Luzzatti-Gramsci, alla Gazzera. Marco Giordano, allenatore per la società La Fenice, istruttore, docente di educazione fisica originario di Reggio Calabria, si era laureato Isef e aveva discusso la sua tesi su Piermario Morosini, il giocatore centrocampista morto sul campo di calcio all’età di 26 anni e sull’utilizzo e l’importanza dei defibrillatori a bordo campo. Per questo, dopo la tragedia, gli amici della Fenice hanno pensato che il modo migliore per omaggiarlo era quello di promuovere una raccolta di fondi per l’acquisto di alcuni defibrillatori, da utilizzare nelle palestre della città, a disposizione di tutti, atleti di professione e amatori. Purtroppo però la buona volontà si è fino ad ora scontrata contro un muro di complicazioni. E dei cinque defibrillatori acquistati sono uno è diventato operativo, alla palestra dell’istituto dei Salesiani, alla Gazzera, utilizzata per l’80% proprio dai tesserati della Fenice.

Marco Giordano, morto durante una partita di calcetto
Marco Giordano, morto durante una partita di calcetto

«È l’unico che siamo riusciti a installare», aggiunge Bui, «assumendocene la responsabilità diretta, sia per l’eventuale utilizzo che per la manutenzione, che prevede ad esempio il cambio degli elettrodi ogni anno e quello delle batterie ogni due». Gli altri quattro defibrillatori però sono ancora chiusi in un cassetto, perché nelle altre palestre in cui dovrebbero essere installati - palestre frequentate da diverse società sportive - non si riesce a trovare la formula che permetta di garantirne la manutenzione e la gestione.

«I defibrillatori sono disponibili da aprile, ma ancora non siamo riusciti a trovare una soluzione», aggiunge Bui, «anche perché l’amministrazione dovrebbe realizzare alcuni piccoli interventi, ad esempio i cartelli per segnalare il luogo dove il defibrillatore è custodito». L’impegno della società La Fenice si è intersecato con l’entrata in vigore della legge Balduzzi, secondo la quale le società sportive professionistiche e le società sportive dilettantistiche hanno l’obbligo di dotarsi di defibrillatori semiautomatici Dae, escludendo però le società dilettantistiche che svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio. «I defibrillatori possono salvare la vita di tutti, atleti o meno», proseguono dalla società Fenice, «è per questo che chiediamo alle istituzioni in quale modo poter collaborare per cercare di portare a casa l’unico risultato che conta: avere i defibrillatori per poter salvare vite umane».

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