Defibrillatore sotto la pelle salva mamma cardiopatica
PORTOGRUARO. Un intervento eccezionale, che ha pochi precedenti in Italia e che dimostra ancora una volta le capacità della sanità locale e in particolare di quella dell’Asl 10. Una venticinquenne di Portogruaro, mamma di due bambini, colpita tre mesi fa da arresto cardiaco, è stata salvata per ben due volte grazie all’impiego del defibrillatore. Ora vivrà con l’applicazione di un innovativo “defibrillatore sottocutaneo” che non “tocca” né il cuore né i vasi sanguigni. Nel primo caso, avvenuto qualche settimana fa sul luogo di lavoro, era stato provvidenziale l’intervento delle colleghe le quali, in seguito al malore occorso, avevano praticato un massaggio cardiaco e utilizzato un defibrillatore esterno che aveva riattivato il cuore della giovane donna. Fondamentale in questo frangente si è rivelata la presenza dell’apparecchiatura sul luogo di lavoro e la formazione del personale che lo ha utilizzato. Il “secondo tempo” di questa importante partita a favore di una vita, lo ha giocato il personale medico dell’ospedale di Portogruaro. Alla donna durante il ricovero era stata riscontrata una patologia cardiaca mai diagnosticata in precedenza, affrontata in modo definitivo con l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo: unico al mondo in grado di svolgere la propria funzione sottopelle. L’impianto è stato effettuato durante un intervento chirurgico eseguito con successo nell’unità di cardiologia all’ospedale di Portogruaro. «Il defibrillatore sottocutaneo», ha spiegato il primario Francesco Di Pede, «rappresenta una delle frontiere più avanzate della medicina minimamente invasiva e consente di proteggere i pazienti dal rischio di morte improvvisa, in modo sicuro e intelligente. Questo apparecchio viene impiantato solo in casi particolari e selezionati. Si posiziona sotto la pelle e, diversamente dai dispositivi tradizionali, non necessita di fili elettrici per condurre l’energia al cuore attraverso i vasi sanguigni evitando possibili complicazioni». Si tratta di uno strumento di pochi centimetri (7x5) e pesa 140 grammi. Soddisfazione anche da parte dal cardiologo Renè Nangah che ha effettuato l’impianto con il chirurgo Gabriele Ricci: «Siamo felici perché questa giovane paziente può usufruire di una terapia innovativa, indispensabile per la sopravvivenza e che comporta rischi ridotti». «Mi complimento con tutto lo staff che ha eseguito l’intervento», ha infine commentato il direttore generale dell’Ulss 10, Carlo Bramezza, «Questo episodio conferma che all’Asl 10 opera personale di altissimo livello, all’avanguardia nell’impiego delle ultime tecnologie pur in tempi di ristrettezze economiche».
Rosario Padovano
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