Decine i volontari al lavoro sugli argini: «Poche ore di sonno per salvare delle vite»
MAlTEMPO. Gli “angeli del fango” sono stati i volontari delle varie associazioni di protezione civile nel Basso Piave, da Noventa a Eraclea, passando per San Donà. Hanno lavorato con i più esperti vigili del fuoco, la polizia locale, i lagunari con i gommoni, le forze dell’ordine in servizio h24, formando squadre che hanno collaborato e lavorato in sinergia. A Noventa, Romanziol, Ca’ Memo, hanno portato i sacchetti di sabbia per cercare di fermare il fiume che impetuoso scorreva a due passi dal centro della cittadina dove persino l’outlet è stato evacuato. Poi sono corsi da una parte all’altra per aiutare la gente in difficoltà.
L’assessore delegato alla protezione civile del Comune di San Donà, Walter Codognotto, alla prima vera prova dopo aver ricevute le deleghe dal sindaco Andrea Cereser, non si è mai allontanato dai suoi 12 volontari, sempre in servizio ai quali si sono aggiunti quelli inviati da Venezia e i lagunari.
«Ogni intervento», racconta Codognotto, «è stato emozionante e struggente allo stesso tempo, tutti hanno avuto la loro importanza e fatico a citarne uno più di un altro. Vedere famiglie che devono rinunciare a tutto e lasciare la propria casa è stato difficile anche per noi che li osservavamo impauriti e arrabbiati, alla ricerca di informazioni o conferme che non arrivavano. Perché non puoi mai sapere cosa farà il fiume nelle prossime ore o nei prossimi minuti. C’era chi fino all’ultimo ha cercato di restare a casa e abbiamo dovuto convincerlo, come nel caso di un anziano. Un altro signore in via Lungo Piave superiore a San Donà era anche rientrato verso le 18.30 nel giorno della piena, per prendere delle cose cui era molto legato. Siamo arrivati appena in tempo perché l’acqua si è alzata di nuovo e lo abbiamo portato via immergendoci nel fango. E con lui sono stati tratti in salvo ben sette cagnolini, poi anche i gatti».
«Avevamo 400 sacchetti di sabbia pronti», ricorda ancora l’assessore, «più altri 200 a disposizione. Li abbiamo portati a Ca’ del Passo a Passarella, poi in via Lungo Piave superiore tra il multisala Cristallo e le prime abitazioni, quindi a Romanziol. Purtroppo non sono serviti a molto, anche se spesso danno una percezione di sicurezza alla gente».
Eraclea è stata una delle zone più a rischio perché il restringimento dell’alveo, la folta vegetazione, hanno spinto molto in alto l’acqua che scorreva veloce ed era quasi a un metro e mezzo prima di uscire dall’argine.
Vigili del fuoco, con le squadre speciali Usar (Urban Search and Rescue) per le calamità, e volontari della protezione civile di Eraclea sono rimasti sempre sull’argine. Hanno dovuto anche fermare la gente che voleva salire a vedere il fiume che scorreva impetuoso, rischiando di cadere in acqua. «Sono stati momenti difficili», hanno raccontato i volontari della protezione civile di Eraclea, «tutto poteva accadere nella notte tra martedì e mercoledì, solo alle 23 circa abbiamo iniziato a tirare un sospiro dopo tanta tensione e poche ore di sonno per chi è stato più fortunato».
Dall’associazione “In Cammino con Maria” di Eraclea, che subito ha assistito le famiglie evacuate con le brande a Ca’ Manetti, è giunta un’altra testimonianza di quelle ore frenetiche: «Vedere il prefetto a Eraclea è stato rassicurante, tutti hanno fatto la loro parte, anche le istituzioni a partire dal sindaco Mestre e la giunta. Abbiamo cercato di aiutare soprattutto gli anziani e i bambini, con un sorriso, qualcosa da mangiare e da bere. A volta basta questo per dare coraggio e ripartire». —
Giovanni Cagnassi
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