Da Tiepolo alla basilica di San Marco, la tradizione delle ceste diventa arte

L’intrecciatrice newyorkese Deborah Needleman ospite a Casa Yali: «È un laboratorio aperto, vorrei coinvolgere la comunità veneziana»

 

Camilla Gargioni
L'artista Deborah Needleman
L'artista Deborah Needleman

 

Intrecciare ceste per ricostruire legami, mantenere vive storie e tradizioni che altrimenti verrebbero spazzate via dalla frenesia dei nostri giorni, ridare vita al senso di comunità. L’opera artistica della newyorkese Deborah Needleman non è votata all’estetica: cerca di ricostruire una storia che rischia di perdersi, quella degli intrecciatori veneziani. Needleman, già editor in chief del T-Magazine del New York Times, è in residenza artistica da marzo nello spazio Casa Yali in ramo Malipiero, a due passi da San Samuele e al piano inferiore dello studio Yali Glass.

La ricerca storica

Dalla sua passione di intrecciatrice è nata una ricerca storica e, letteralmente, sul campo lungo le barene. «Ho iniziato cercando riferimenti storici alla tecnica con cui venivano realizzate le ceste qui a Venezia», spiega Needleman, «ma non ne ho trovati». Allora, dagli archivi l’artista è passata alla storia dell’arte. E qui si è aperto uno scrigno: da Ca’ Rezzonico, Tiepolo con Il mondo Novo (1791) ritrae una cesta con un intreccio sottile. Poi, la vera da pozzo in pietra d’Istria con decorazione a intreccio di corte Gregolina. Sempre da Tiepolo, anche il San Gerolamo Miani recita il rosario ha raffigurata una cesta di particolare fattura. Per riprodurre quella tecnica, Needleman è andata fino all’Ecomuseo delle erbe palustri di Bagnocavallo, a Ravenna.

Sorpresa: un dettaglio del portico della Basilica di San Marco, con ceste ben visibili da cui spuntano pesci e altri alimenti. «È da qui che ho capito quali materiali usare», sottolinea Needleman, che si è quindi spostata direttamente lungo le barene per scoprire giunchi e salici. Quello che è difficile trovare, e che ancora Needleman cerca, è la voce della comunità.

Il dettaglio presente nel portico della basilica di San Marco
Il dettaglio presente nel portico della basilica di San Marco

Verso la Biennale Architettura

«Questo progetto è un laboratorio aperto», spiega, «vorrei che le persone che ancora custodiscono questa tradizione si facessero avanti e ci aiutassero a tramandarla». È successo che una signora, passando nello spazio, vedendo una cesta in realizzazione si sia ricordata di quelle realizzate da sua nonna. Lo spazio laboratorio è popolato da fasci di giunchi e salici: sui tavoli da lavoro, si sommano raffinati bozzetti e miniature di dipinti da cui trarre ispirazione. La residenza di Needleman si tradurrà nella mostra “Weaving: Between Land and Sea”, che apre dall’8 maggio nei giorni della vernice di Biennale Architettura. «Ho viaggiato tra le barene insieme a Jane da Mosto», racconta, «solo così si comprende a fondo come funziona questo ecosistema. Continuerò a esplorare e conoscere».

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