Debiti in calo e minori oneri finanziari

Mercato incerto: ricavi mediani da 16,9 a 15,9 milioni ma un ristretto gruppo di apripista viaggia in controtendenza
Di Marco Fasan

di MARCO FASAN

Le 17 aziende operanti nel settore commercio e riparazione autoveicoli contribuiscono con circa 520 milioni di euro al fatturato complessivo delle Top 500. Fra queste realtà, solo Motorsport supera la soglia di fatturato di 100 milioni ed è seguita nella classifica di settore da Campello Motors (69 milioni di euro di ricavi nel 2013).

Il fatturato aggregato di settore, escludendo le aziende per le quali non erano disponibili i dati del 2012, aumenta di circa il 5%. Va tuttavia osservato che questo dato aggregato è influenzato da due realtà relativamente grandi che hanno visto aumentare in maniera considerevole i propri ricavi rispetto al 2012 (Motorsport, +12,5% e Autoserenissima, +102%).

Il dato sul fatturato mediano, invece, racconta un’altra storia, nella quale vi è una contrazione dei ricavi da 16,9 a 15,9 milioni. La marginalità mediana (il rapporto Ebitda / Ricavi) aumenta leggermente, dall’1,55% all’1,79%, comunque mentendo livelli ben al di sotto della mediana Top 500 (5,4%). Per quanto riguarda l’aspetto patrimoniale, va rilevato che l’attivo investito in azienda non subisce rilevanti variazioni rispetto al 2012, attestandosi a circa 11,5 milioni. Tale attivo viene coperto per l’82,7% attraverso mezzi di terzi, e questo valore è in diminuzione rispetto al 2013 (84,8%), segnalando una maggiore solidità patrimoniale. Il patrimonio netto mediano, infatti, passa da 1,7 (2012) a 2,1 (2013) milioni di euro. Questo minor ricorso all’indebitamento comporta, fra gli altri effetti, un alleggerimento dei costi per oneri finanziari, sia in valore assoluto (da 150 a 136 mila euro) sia in valore relativo (il rapporto Ebitda/ricavi mediano passa dal 25,5% al 22,1%). In ultima analisi, i più importanti indicatori di redditività operativa (Roa e Ros) evidenziano un miglioramento della performance, anche se questo non è poi riflesso nel Roe, probabilmente a causa dell’effetto congiunto dell’aumento del patrimonio netto investito in azienda e degli oneri derivanti dalla gestione non caratteristica.

L’analisi secondo il criterio dimensionale non evidenzia differenze macroscopiche fra aziende piccole (bottom 25%) e grandi (top 25%). La marginalità aumenta per entrambe, anche se le aziende di grandi dimensioni possono vantare una marginalità superiore, forse derivante dall’effetto positivo del marchio. Anche il rapporto d’indebitamento migliora per entrambe le categorie di aziende, pur essendo le più grandi mediamente meno indebitate (rapporto di indebitamento pari a 77,5% contro 80,6% delle bottom 25%). I dati sul numero di imprese con reddito e con ricavi in crescita sono più favorevoli per le bottom 25%. Solo un’azienda su cinque fra le grandi vede il suo reddito aumentare, contro il 60% delle piccole. Similmente, le aziende con ricavi in crescita sono il 40% fra le grandi ed il 60% fra le piccole.

A livello di singole imprese, si nota la buona performance di Motorsport, che vede aumentare sia i propri ricavi (+12,5% rispetto al 2012) sia la marginalità (da 1,10% a 2,25%), non riuscendo però a concretizzare un incremento dell’utile netto anche a causa del peso degli oneri finanziari. Il balzo in avanti di Autoserenissima in termini di ricavi (+102% rispetto al 2012) si accompagna sia alla diminuzione del debito (il rapporto di indebitamento scende da 94% a 75%) sia alla leggera flessione della marginalità (da 1,68% a 1,51%). Da ultimo, Boldrin Centro Auto e Saccon Gomme aumentano contemporaneamente sia i ricavi sia la marginalità.

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