«Daspo per chi sporca la città e la polizia locale faccia le multe»
«Venezia è un patrimonio storico incredibile, qualcuno mi può quindi spiegare la differenza tra urinare nelle sale di un museo e farlo in una calletta dietro la basilica di San Marco? Si stanno comunque deturpando monumenti di valore inestimabile». A margine del punto stampa di ieri mattina a palazzo Balbi il governatore Luca Zaia ha detto la sua anche sul delicato tema del «turismo becero» in laguna, questione tornata alla ribalta anche questo agosto dopo le ondate di foto e segnalazioni che da settimane riempiono i social network così come le pagine dei quotidiani.
Pur senza voler scavalcare il sindaco nel suo ruolo istituzionale, il presidente del Veneto ha approfittato dell'occasione per ribadire le sue posizioni, ma anche per lanciare qualche suggestione particolarmente forte, non ultima quella di una sorta di Daspo (tecnicamente "decreto di accedere alle manifestazioni sportive", provvedimento nato per contrastare la violenza negli stadi) per i visitatori maleducati, che verrebbero quindi messi al bando dalla città dei canali dopo essere stati "pizzicati" a insozzare, imbrattare o rovinare i suoi spazi pubblici.
«Il primo cittadino di Venezia è Luigi Brugnaro, è lui il “borgomastro” e non intendo mettere il naso nella gestione comunale» ha premesso Zaia «però è da tempo che sostengo l'ipotesi di aprire la laguna solo su prenotazione, come già si fa in moltissimi posti del mondo. La città deve essere fruibile da tutti, dai turisti di lusso come dagli operai e dai giovani in vacanza, quindi non ci dovrebbe essere alcuna distinzione tra fasce di reddito, chiunque potrebbe prenotare la sua permanenza, ma in questa maniera sarebbe finalmente possibile gestire gli arrivi, dare priorità a chi pernotta e organizzare i flussi attraverso i gate di piazzale Roma, stazione e aeroporto».
Arrivando invece allo sconveniente fenomeno dei bisogni fisiologici espletati tra calli e canali, il governatore stronca subito le critiche di chi lamenta pochi servizi a disposizione in centro storico: «I bagni pubblici ci sono, a Piazzale Roma, Accademia e non solo, non possiamo pensare di trasformare Venezia in un vespasiano, con wc chimici ad ogni angolo di campo. D'altronde questa è una questione di educazione e senso civico, chi non trova un gabinetto può entrare in un bar, prendere un caffé e domandare di usare la toilet, ma non può sentirsi giustificato nel fare quello che vuole in strada». Vero, però, che il problema sembra ogni giorno più pressante. «La polizia municipale ha tutti gli strumenti per intervenire e per usare anche la mano pesante» ricorda Zaia «a questi personaggi si possono contestare i reati di atti osceni, molestie, deturpazione di monumenti e moltissimi ancora, basta solo decidere di intervenire con il pugno di ferro». Per le segnalazioni, poi, il governatore suggerisce alle forze dell'ordine di prestare maggiore attenzione anche ad internet e ai social media, non solamente al centralino.
«Sono questi i mezzi di comunicazione e anche di denuncia utilizzati oggi - puntualizza - non ci si può aspettare che le proteste arrivino solo via telefono come un decennio fa». E qualora anche tutto questo non fosse sufficiente, il numero uno di palazzo Balbi propone una soluzione drastica, sicuramente provocatoria ma per niente ironica, che recupera lo strumento già utilizzato contro le tifoserie violente: «Si proceda con un Daspo contro gli incivili, un provvedimento di divieto di rientro in città. Lo possono fare direttamente gli uffici comunali, senza intasare ulteriormente i nostri tribunali già oberati di lavoro. Vedrete che in questa maniera in breve anche il più maleducato capirà cosa non si può fare a Venezia - conclude il governatore - basterà un caso esemplare per far cambiare la musica a tutti e riusciremo finalmente ad avere di nuovo turisti educati per le nostre amate strade».
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