Damo, prima assoluzione dal reato di concussione
JESOLO. Il sovrintendente della Polizia di Jesolo Michele Damo è stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di concussione, così come aveva chiesto il suo difensore, l’avvocato Rodolfo Marigonda.
Il pubblico ministero Stefano Buccini, invece, aveva chiesto ai giudici del Tribunale di Venezia, presieduti dal giudice Enrico Ciampaglia, una condanna a due anni e 4 mesi di reclusione. Il processo di ieri è nato dalle dichiarazioni di una donna ucraina che, dopo aver letto sui giornali, che Damo era stato arrestato per corruzione, si era decisa a raccontare quello che le sarebbe capitato.
Nel 2010, Maria, la donna ucraina che il sovrintendente del commissariato di Jesolo avrebbe cercato di costringere a pagare 1500 euro per ottenere il permesso di soggiorno, si era presentata negli uffici della Polizia del centro balneare per denunciare quello che le stava accadendo. Aveva parlato con un ispettore il quale, quando aveva saputo che le accuse riguardavano un collega, le aveva spiegato che doveva tornare il giorno dopo per parlare con il dirigente del commissariato. Nell'ordinanza di custodia cautelare per Damo, già arrestato in estate per corruzione e poi scarcerato, si legge che Maria tornò in commissariato e parlò con il dirigente, riferendo le molestie del poliziotto, ma non aveva voluto firmare una denuncia. Aveva riferito che aveva una relazione con Damo e dopo che l'aveva lasciato era andato per ben tre volte sotto la casa dove lavorava come badante, tanto che poi l'avevano licenziata. Inoltre la chiamava spesso al cellulare: lei se n'era andata perché lui le avrebbe chiesto soldi e una volta gli aveva anche dato 300 euro. Inoltre, pretendeva rapporti sessuali particolari, tanto che era rimasta ferita e aveva dovuto ricorrere alle cure dei medici dell'ospedale, che le avevano giudicata guaribile in 40 giorni.
Aveva riferito che lui prima l'avrebbe minacciata, dicendole «stai nei guai» senza permesso di soggiorno e aggiungendo poi «basta pagare e si mette tutto a posto».
Damo, arrestato per la prima volta assieme ai colleghi Denis Gobbato e Riccardo Chiumento per corruzione, pochi giorni dopo il primo arresto aveva confessato di essersi fatto pagare dai 100 ai 200 euro per accelerare una cinquantina di pratiche per il permesso di soggiorno di altrettanti stranieri. Così, venti giorni dopo essere finito in carcere aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Per quei fatti deve essere ancora processato.
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