Dalla truffa informatica i soldi da riciclare Barina patteggia 2 anni
Il pubblico ministero Roberto Terzo lo accusava di aver riciclato i proventi di una truffa informatica, ammantata di beneficenza, frutto di ben 317 ammanchi a carico di ignari titolari di carte di credito Mastercard e Visa, per un totale di quasi 35 mila euro. Somme che erano poi confluite - e qui sta il reato contestato di riciclaggio - in un conto corrente intestato a una fantomatica associazione per l’assistenza ai più bisognosi: la Angel of Venice.
In tutto, il 45enne veneziano Enrico Barina è accusato di aver racimolato un “tesoretto” di quasi 35 mila euro: riciclaggio del provento di una truffa informatica è, infatti, l’accusa della quale ha dovuto rispondere ieri davanti alla giudice per le udienze preliminari Maria Luisa Materia. Processo che si è risolto con un patteggiamento: la giudice ha, infatti, accettato la pena a 2 anni di reclusione, frutto dell’accordo raggiunto tra il pm Terzo e l’avvocato difensore Vincenzo Di Stasi.
I fatti risalgono al 2012 e vedono coinvolti anche un altro imputato, del quale però si sono perse le tracce: il cingalese Lakhnath Mathangaweeea, 55 anni.
Barina - sinora incensurato - non ha mai rilasciato dichiarazioni, né ammesso alcuna responsabilità. Tant’è la ricostruzione dell’accusa è minuziosa. Le indagini sono partite dalle 317 denunce presentate da altrettanti titolari di carte di credito, che si erano visti attribuire contributi a favore dell’associazione, dei quali non sapevano assolutamente nulla. Secondo la ricostruzione della Procura, infatti, i due imputati (Barina come presidente, Mathangaweeea come tesoriere), avevano costituito nel luglio del 2012 un’associazione non governativa dal nome che - alla luce dei fatti - suona davvero una presa in giro: Angel of Venice.
Quella che doveva essere una Ong benefica aveva così aperto un conto corrente presso la filiale di San Polo della Banca Antonveneta, dove sono affluiti per qualche tempo gli accrediti effettuati tramite Pos con le carte di credito clonate: 34.743 euro, per essere precisi, che in un battibaleno erano poi stati in parte dirottati con tre bonifici e giroconti.
Una volta scoperto il raggiro, la Banca ha subito rimborsato gli ignari clienti, dando poi il via all’inchiesta con la sua denuncia, svelando così l’ originale raggiro. —
R.D.R.
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