Dalla “fi*a” ai nuovi “manzi”, a Jesolo Bacchin ancora sotto accusa

JESOLO. Nuovo locale in piazza Mazzini e nuovo manifesto pubblicitario, ma soprattutto ancora nuove accuse di sessismo. Questa volta è il pubblico maschile a ribellarsi dopo che nel primo manifesto si faceva riferimento velato alla “Fi. .a” intendendo fila davanti al pubblico esercizio che sarà aperto a maggio dall’ex nazionale rugbista, giocatore tra San Donà, Treviso e Padova, Enrico Bacchin. Il locale si chiamerà “Crashit” specializzato in hamburger cucinati in modo particolare.
Questa volta la fila, o “fi*a”, che si prospetta in piazza al lido per la nuova apertura è giustificata dalla presenza di tanti “manzi”. Il gioco di parole e l’ironia abbondano ancora. Sui social erano stato mosse accuse di sessismo esplicito, giudicato retrogrado e sorpassato. Il primo manifesto era stato coperto di scritte che criticavano il messaggio sessista e primitivo.
Il titolare, che ha anche un locale a San Donà, “Vecchie Maniere”, ha fatto il bis, questa volta con riferimenti al sesso forte e le reazioni non si sono fatte attendere. Il sindaco, Valerio Zoggia, uomo di mondo, ha liquidato il tutto come una goliardata.
Più dubbioso sullo stile adottato, il presidente di Confcommercio, Angelo Faloppa, che ha invitato a evitare di questi tempi qualsiasi riferimento sessista per non dare adito a polemiche facili. Chi non accetta la nuova tendenza, e quindi si unisce alle porteste social, è il delegato al turismo di Confapi, Roberto Dal Cin, gestore di un’enoteca e ristorante, La Corte dei Baroni.
«Peggio di prima», denuncia, «il sessismo questa volta è nei confronti dell’uomo. Cosa vogliamo lasciar intendere? Forse che in piazza Mazzini possono entrare solo i “manzi”, uomini virgulti, belli e perfetti? Una discriminazione verso le persone normali che non sono tutta carne e muscoli? Stiamo andando alla deriva in una piazza che è già stata teatro di messaggi sbagliati, violenze, caos e disordini. Questa non è trasgressione, ma sessismo allo stato puro, che mercifica il corpo e lancia un messaggio sbagliato». —
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