Dal Tag all’Open di San Paolo: «Quanti amori ho visto nascere»
«Tudo bien? Come è il tempo a Mestre? Qui è caldo e umido. Ho scelto di vivere in Brasile perché il clima era splendido e per me, che ho problemi alle ginocchia, perfetto. Ora è umido quanto Venezia. Colpadei cambiamenti climatici».
Il mestrino Pietro Trentinaglia ha festeggiato venerdì scorso il suo 53esimo compleanno. Ex promessa del calcio, classe 1960, ha legato il suo nome prima alla Mestrina, poi alla musica. È stato tra i gestori di uno dei locali più noti di Mestre, il Tag di via Giustizia.
Da dieci anni Trentinaglia vive a San Paolo del Brasile. Ha una moglie e un figlioletto, Fabrizio Gino. Le scarpe da calcio le ha appese da tempo al chiodo dopo aver giocato con la Mestrina fino all'età di 19 anni, poi a Mogliano, Chiarano e Chirignago. La rottura del crociato del ginocchio sinistro ha decretato la fine della carriera calcistica e un nuovo inizio, che lo ha portato a vivere a migliaia di chilometri da Carpenedo.
«Mi mancano gli amici, certo. E mi mancano le mie amatissime sorelle Mirca e Valeria. Ricordi? Io quando penso a piazza Ferretto me la ricordo piena di gente in un giorno di autunno. Comunque, qui in Brasile vivono 26 milioni di discendenti di italiani e la situazione italiana è molto raccontata dai media. Sono ovviamente preoccupato: l'Italia mi appare oggi come un paese vecchio, con la politica che ha una paura boia di cambiare. E i risultati si vedono. Dove è finita la nostra creatività?».
Trentinaglia a San Paolo del Brasile ha iniziato la sua avventura facendo quello che sapeva meglio fare. Allacciare contatti e far divertire la gente.
«Al Tag ero entrato in una struttura già esistente, formata da Mauro Bongiorno, Rossano Morandini e Valentino Baradel. Tutti personaggi molto noti qui a Mestre. A San Paolo ho iniziato collaborando con il mio amico Fabiano Zorzetto. La sua azienda "Gli ori di Venezia" vende in tutto il Sudamerica. I primi viaggi li ho fatti per lui, nel 1998 e poi nel 2002. Ho iniziato con un viaggio organizzato dalla Camera di commercio veneziana, poi lui mi ha chiesto di fare il rappresentante e così sono arrivato in Brasile. Attività che continuo a fare ma fino al 2009 ho gestito anche un ristorante, l'Open, vicino ad Avenida Paulista e che era diventato il punto di riferimento della comunità di gay, lesbiche e simpatizzanti. Un locale che oggi si definisce “gay friendly”. L'Open aveva un centinaio di posti, era aperto solo la sera ed era molto affollato nei fine settimana. E venivano anche tanti italiani». E continua: «L’Open era diverso dal Tag: lì si puntava sulla musica dal vivo e le feste fino all'alba; all'Open offrivamo bar e ristorante con orario fino all'una e trenta di notte. In comune i due locali hanno l'atmosfera amichevole, la possibilità di fare nuove conoscenze. Di sicuro ho combinato tanti matrimoni e relazioni». Nel 2009 la chiusura. «Al rientro da un viaggio in Italia, hanno chiesto un affitto molto alto, e con il socio si è deciso di chiudere. Ma detengo ancora il marchio e il nome e lo riaprirei un locale. Ma vorrei farlo con un progetto forte e non da solo». Tra i suoi amici a San Paolo anche Joao Lazzareti, cameriere di origine veneta che parla il “ Tallian”, lingua che è un misto di portoghese e veneto antico ideato dagli emigranti veneti in Brasile. Ora Trentinaglia aiuta imprenditori e aziende che vogliono investire in Brasile. «Li aiuto nelle pratiche burocratiche. In Brasile la burocrazia è uno scoglio terribile, come in Italia. E quindi offro il mio aiuto a chi ha bisogno di una mano per aprire una attività».
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