Dal Ducale a Ruskin: salvate nove statue dopo anni nel buio

Distrutte da smog e sale sono rinate grazie a sponsor veneziani. Per quasi dieci anni erano rimaste chiuse in un magazzino 

VENEZIA. Finalmente, un lieto fine, per una storia di generosità verso Venezia e il suo infinito patrimonio artistico, troppo a lungo - quasi dieci anni - rimasta ingabbiata in teche di legno nei meandri di Palazzo Ducale.

È quella delle quattrocentesche statue in marmo delle sei Virtù e dei Santi Marco, Pietro e Paolo, che ornavano il grande balcone della Sala del Maggior Consiglio, opera degli scultori e architetti veneziani Pierpaolo e Jacobello Dalle Masegne: ora sono esposte in tutta la loro gotica bellezza in occasione della mostra dedicata a John Ruskin e alle Pietre di Venezia. Ma a lungo sono state “dimenticate”.



Questa storia ha infatti inizio nel 2005, quando il tempo, il sale marino nell’aria e l’inquinamento - con decenni di pioggia acida per i solfati rilasciati dai camini di Porto Marghera - le stavano ormai distruggendo, sfaldandone la pietra. Le sei statue femminili della Virtù vennero “adottate” dalle sorelle muranesi Susanna e Marina Sent - creatrici di gioielli in vetro, venduti anche nei bookshop dei più famosi musei del mondo - che accettarono la proposta fatta loro da Enrico Bressan e Giovanna Zabotti di Fondaco: diventare le prime finanziatrici del progetto “Veneziani per Venezia”, che negli anni - grazie alla generosità di molti imprenditori - ha poi permesso il restauro di sculture e caminetti di Palazzo Ducale, ma anche di vere da pozzo in città. Una sponsorizzazione “Made in Venice”.



«Per noi, allora, quella proposta di Fondaco fu certamente anche un’alternativa concreta ad una pubblicità più futile su qualche rivista», racconta Susanna Sent, «ma il restauro è parte della nostra vita, ci piace mettere “le cose” a posto: l’abbiamo fatto anche recuperando la volta cinquecentesca del negozio in Ruga degli Oresi, che abbiamo in affitto. Ci piaceva poi l’idea, da donne, in un’attività tutta femminile, di salvare altre “donne” di pietra. Per noi, è stato un modo per fare qualcosa di concreto per la salvaguardia di Venezia, pur certamente anche con un ritorno imprenditoriale in termini d’immagine».

Poi arrivò anche il finanziamento di Asolana Group per il restauro di San Marco, San Polo e San Pietro. Le statue vennero così rimosse dal balcone e messe al sicuro, affidate alle cure e alla maestria dei restauratori di Lares. «Il tempo, ma soprattutto l’inquinamento prodotto per decenni da Porto Marghera, avevano provocato gravissimi danni», racconta Mario Cherido, ricordando l’intervento con garze protettive, il consolidamento delle scaglie, la pulitura con impacchi d’argilla, stuccature con calce e polvere di marmo.

Un restauro finito nel 2009. Poi le nove statue rimasero nelle loro gabbie di legno, in attesa di una sistemazione pubblica che non arrivava mai. Fino ad ora.

«La mostra di Ruskin, che per primo lanciò l’appello a salvare le pietre gotiche di Venezia che stavano disfacendosi, è stata l’occasione ideale per dare degna esposizione a queste statue, nell’ambito dell’allestimento dello scenografo Pier Luigi Pizzi nel Museo dell’Opera», racconta la direttrice dei Musei Veneziani, Gabriella Belli, che ha “ereditato” il progetto al suo arrivo, «statue “parlanti” che avevano il compito di mettere in mostra l’ordine di Stato, con il doge davanti al leone di San Marco e con ai lati le virtù laiche (temperanza, giustizia, speranza, fede, fortezza, carità), il Santo patrono di Venezia Marco, gli apostoli Pietro e Paolo».

Ma il pellegrinaggio delle opere non è ancora concluso. «Fino a fine anno si potranno ammirare da vicino», conclude la direttrice Belli, «poi contiamo di trovare i finanziamenti per metterle - all’interno - ma a ridosso della Sala del Maggior Consiglio, ricostruendo la loro collocazione spaziale».
 

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