Dal baratto all’azienda leader Così è nata la Pollo Ducale

Anni Cinquanta, nelle campagne del Veneto Orientale. Vittorio Malocco, quarto fratello di una famiglia di sarti, partiva di buon’ora con la bicicletta per vendere le stoffe ai mezzadri, ricevendo in cambio polli vivi.

Era il secondo dopoguerra, non c’erano soldi e si usava il baratto. Quei polli Vittorio li rivendeva al mercato per guadagnarci qualche lira. Un’attività che si rivelò redditizia, tanto che qualche anno dopo aprì il primo laboratorio artigianale per la lavorazione del pollame. Nasceva così l’impresa Malocco Vittorio & Figli. Fondata negli anni Cinquanta, oggi quell’azienda, meglio nota al consumatore con il marchio Pollo Ducale - protagonistra tra le Top 500 - è una realtà leader nella lavorazione e trasformazione di carni avicole, con un fatturato nel 2018 di 44 milioni di euro e prospettive di ulteriore crescita per il 2019. Lo storico stabilimento di Torre di Mosto occupa 170 dipendenti, a cui si aggiungono una trentina di collaboratori dell’indotto, tra trasportatori e lavoratori di aziende partner specializzate. La Pollo Ducale si occupa dell’attività di macellazione delle carni, della loro trasformazione (compresa la cottura per alcune linee di prodotto, come arrosti e panati) e della consegna nei punti vendita, sia con il proprio brand che con il marchio della catena di supermercati distributrice. Ma dietro a quest’attività svolta nello stabilimento torresano c’è tutta una filiera che parte dal pulcino, cresciuto da allevatori che hanno un contratto in esclusiva con la Pollo Ducale.

«Tutti gli animali hanno un’origine diretta, controllata dall’azienda. Il pollo che il consumatore mette in tavola è stato pianificato oltre trecento giorni prima», spiega Massimo Malocco, uno dei membri del Cda della Pollo Ducale, «innanzitutto, abbiamo dovuto fare l’ordine dei riproduttori, per cui ci vogliono tre mesi. Poi occorrono sei mesi per l’allevamento del riproduttore, quindi ci vogliono circa trenta giorni per produrre le uova che debbono essere incubate per ventidue giorni, infine l’animale deve essere allevato per sessanta giorni e solo dopo arriva in azienda». A Torre di Mosto la Malocco ha anche un mangimificio. L’azienda acquista le materie prime e produce direttamente il mangime, che poi viene fornito agli allevatori convenzionati. Così da avere un controllo anche su ciò che mangia il pollo. «Abbiamo il controllo su tutta la filiera», precisa con orgoglio Massimo Malocco.

La Pollo Ducale conta un assortimento di circa duecento categorie di prodotti legati alle carni avicole. Quanto alla commercializzazione, le vendite in Veneto e Friuli rappresentano circa il 70% del totale. Mentre un altro 20% per cento viene commercializzato in Emilia-Romagna e un 10% verso il Sud Italia. L’azienda ha come principale interlocutore la Grande Distribuzione: il 70% del fatturato viene dal settore della cosiddetta Gdo. Ma la Pollo Ducale conserva anche una quota del 25% del fatturato legato alla commercializzazione nel “normal trade”, ovvero macellerie e rosticcerie. Mentre il 5% è destinato all’Horeca, cioè alberghi e ristoranti. Per il futuro l’azienda sta guardando a un’importante svolta green, per ridurre il packaging. «Crediamo molto sul cambio dell’imballo. Vogliamo passare all’impiego di plastiche riciclabili al 100% sulle vaschette destinate al consumatore, ma anche sugli imballaggi con cui movimentiamo il prodotto». —

Giovanni Monforte

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