Dagli alberghi ai ristoranti oggi sciopero, disagi in vista

Una protesta anche in aeroporto per la disdetta del contratto di lavoro decisa da Confcommercio e Confindustria. Ma altre categorie hanno firmato
Di Gianni Favarato

Disagi annunciati per turisti, agenzie di viaggio, ospiti degli alberghi e avventori di ristoranti, self service e fast food per lo sciopero indetto per oggi da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs che accusano le associazioni degli imprenditori che aderiscono a Confcommercio e Confindustria di aver disdetto il contratto nazionale di lavoro dei loro dipendenti, scaduto un anno fa e rifiutano di proseguire le trattative per rinnovarlo.

Cinquantamila lavoratori. In provincia di Venezia ci sono più di cinquantamila lavoratori occupati in un settore fondamentale per l’economica veneziana, come il turismo. La stragrande maggioranza di loro, però, ha un lavoro precario e a termine, con orari al massimo della flessibilità 24 ore su 24, niente diritti sindacali e stipendi striminziti o, ancora peggio, pagati – come sostengono le organizzazioni sindacali – con vaucher di 10 euro (di cui solo 7 euro e mezzo finiscono in tasca al lavoratore) che spesso e volentieri nascondono lavoro “in nero” e una grande evasione fiscale.

Manifestazione in aeroporto. Per questo i sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil hanno indetto per oggi uno sciopero a livello regionale che culminerà con una manifestazione, tra le ore 10 e le 12, a Tessera, davanti all’aeroporto dove opera Airest – il gruppo che gestisce punti vendita, bar e ristoranti all'aeroporto Marco Polo e al Canova di Treviso , al Carrefour di Marcon e l’Outlet di Noventa – che aderisce alla federazione di categoria (Fipe) di Confcommercio che ha disdetto il contratto nazionale, scaduto da più di un anno, e per cancellare dalla busta paga quattordicesima, riposi (Rol), scatti di anzianità e la «clausola sociale» in caso di un passaggio d’appalto.

Ristoranti e fast food. Allo sciopero indetto per tutta la giornata di oggi, sono chiamati anche altri gruppi di ristorazione collettiva, come i self service con il marchio Brek, gli Autogril della famiglia Benetton che ha un locale anche all’interno dell’università di Ca’ Foscari e nella stazione ferroviaria Santa Lucia a Venezia. Allo sciopero odierno sono chiamati anche i dipendenti delle grandi catene di fast food, come Mc Donald’s, Chef Express, Mychef e Sarni/Maglione (ex Fini).

Alberghi, campeggi e agenzie. Lo sciopero vale solo per gli alberghi iscritti alle federazioni o associazioni di categoria che aderiscono a Confcommercio e Confindustria e alle agenzie di viaggio aderenti a Fiavet. «I padroni degli alberghi del centro storico di Venezia, della terraferma e del litorale» dice Monica Zambon, segretaria generale della Cgil veneziana «non possono farsi la concorrenza sulla pelle dei lavoratori, a suon di disdette del contratto nazionale e tagli in busta paga, come hanno fatto gli hotel della rete controllata dalla multinazionale Starwood che sono iscritti all’associazione di categoria di Confindustria, come Federturismo, o alla Fipe di Confcommercio e a Confesercenti. A questi che hanno deciso, non solo di negare un nuovo contratto ai propri dipendenti, ma addirittura di disdire quello che avevano, chiediamo di far pressione nei confronti delle loro associazioni per farli tornare al tavolo della trattativa».

A Venezia oggi ci saranno alberghi chiamati allo sciopero – come quelli della multinazionale Starwood e la sua Luxury Collection che conta l’hotel Danieli, Gritti Palace, Westin Europa & Regina – e tanti altri, non meno noti e altre proprietari, spesso stranieri, come l’hotel Splendi, l’Hilton, il Gardenia, il Principe e l’Amadeus. Niente sciopero, invece, in alberghi, bar e ristortanti del gruppo Cipriani, l’hotel Bauer, il Monaco e altri esercizi i cui proprietari aderiscono a Federalberghi (Ava) e i campeggi di Faita che hanno firmato il nuovo contratto, senza tagliare il salari e anzi concedendo un aumento di 80 euro al mese. «La crisi economica», dice Maurizia Rizzo, segretaria regionale della Fisascat-Cisl, «diventa una scusa per attuare un taglio dei costi che colpisce prima di tutto e in modo molto pesante proprio i lavoratori dipendenti. Per questo chiediamo agli imprenditori del settore turismo di lavorare insieme su nuovi contenuti contrattuali per soddisfare sia le esigenze delle aziende e quelle dei lavoratori».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia