Da Villa, ultimatum per le dimissioni
Referendum ammazza-assessori. Non c’è pace per uno dei referati più importanti - e delicati - della città, quello del Commercio, Pubblici esercizi e Attività produttive. Dopo nemmeno tre mesi di governo in giunta è sull’orlo delle dimissioni Francesca Da Villa, indicata dal suo partito, la Lega, in sostituzione della dimissionaria Francesca Guzzon. Che a sua volta aveva preso il posto di Rossana Pavan. Tre donne per un assessorato difficile. Ma stavolta non sono le “ragioni personali” indicate dalla Pavan. Né le incomprensioni con il sindaco Brugnaro a causa dell’addio di Francesca Guzzon. A chiedere la testa di Da Villa è oggi il suo partito. L’accusa, quella di non aver rispettato le indicazioni sulla questione del referendum di separazione. Il segretario provinciale Luigi Vallotto ha dato alla Da Villa un vero ultimatum: «Ci aspettiamo le sue dimissioni entro giovedì».
Ieri ha ribadito il concetto. «Non c’entra l’amministrazione, non c’entrano nemmeno i rapporti della Lega con il sindaco. Ma quando si decide un comportamento non si può andare in direzione contraria a quello che chiede il tuo partito. Non possiamo tollerare questo atteggiamento». La colpa grave di Da Villa è stata quella di non opporsi con fermezza al voto della giunta sul ricorso al Tar contro il referendum di separazione. E la delibera del Consiglio regionale che ha dato la «meritevolezza» al quesito che si potrebbe tenere in ottobre. Da Villa ha detto di essere stata quasi “minacciata”. «Minacce? Noo... Ho preso atto di toni del sindaco che non sono i miei», aveva commentato.
Alla fine, invece di votare contro ha preferito uscire dalla sala. «Chi vota contro, sfiducia la giunta», le avrebbe detto Brugnaro. L’assessora si è trovata fra due fuochi e ha provato a esprimere il suo imbarazzo non partecipando al voto. Ma non è bastato. Adesso sotto osservazione anche la vicesindaco Colle. «Ne parleremo più avanti», dice Vallotto, «non è una nostra iscritta, ma dovremo occuparcene».
La battaglia sul referendum entra nel vivo. E la Lega, che ne ha approvato l’iter a livello regionale dove governa, ha issato la bandiera della separazione. Lo aveva fatto anche nei giorni del ballottaggio, nell’estate 2015. Quando il candidato di Lega e liste civiche, Gian Angelo Bellati, era confluito su Brugnaro in cambio del famoso «patto». E della concessione del vicesindaco più due assessori al Carroccio. «Patti traditi», aveva poi denunciato, «e le dimissioni della Guzzon non sono state per motivi personali». Anche allora, nell’ottobre scorso, c’era stato di mezzo il referendum.
Cosa succederà adesso? In teoria l’assessora della Lega dovrebbe rassegnare le dimissioni come le ha chiesto il partito. Stando alle durissime dichiarazioni dei vertici del Carroccio anche un intervento del sindaco non avrebbe un grande effetto. «Sono questioni interne al nostro partito», ribadisce Vallotto, «il sindaco non c’entra». Le dimissioni potrebbero essere evitate se Da Villa riuscirà a convincere i suoi segretari della bontà della sua scelta. Ma a questo punto sembra piuttosto difficile. Potrebbe restare in giunta come «indipendente», ma anche questo non è semplice. Il sindaco Brugnaro dovrebbe rompere con il suo alleato leghista – pur con posizioni diversificate sul referendum – in cambio di una «senza partito» che non è stata nemmeno tra i più votati candidati leghisti alle ultime elezioni. Il Commercio e i Pubblici esercizi, intanto, possono attendere.
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