Da un cantiere navale le bici col telaio in legno
BIBIONE. Numerata, da collezione, fatta per durare nel tempo. Nasce in un cantiere navale al confine tra Veneto e Friuli, Carrer Bike: la prima bicicletta made in Italy, con telaio di legno, realizzato a mano da veri maestri d’ascia. Accurata nella selezione dei particolari, personalizzabile e con componentistica di alto livello. L’idea è di un architetto di Bibione, Gianni Carrer, con una grande passione per la vela.
Ed è proprio restaurando una barca a vela che nasce la sfida. Ci sono voluti due anni di prototipi e collaudi per mettere su strada Carrer Bike. La bici è stata presentata lo scorso luglio a Milano e la commercializzazione è appena iniziata. Quattro i modelli (Bibione, Maranello, Milano e Valgrande) che si acquistano online. Costo: da 6mila euro in su. Il disegno è dell’ingegnere padovano Marco Genovese, da poco premiato all’Eurobike per una bici stampata in 3D con plastica da riciclo. Anche il legno è materiale riciclabile, capace di rigenerarsi. «Se vuoi vincere una regata ti serve una barca in carbonio, la resina è necessaria se la vuoi spaziosa, ma se deve durare per sempre la costruisci di legno» dice Carrer. «E le nostre bici sono garantite a vita». A ottobre saranno sul mercato due nuovi modelli pronti per lo sbarco londinese. Le prime vendite si sono divise tra Italia e Austria: Carrer Bike non è affare da rivenditori ma oggetto di design in mostra nei migliori negozi italiani che vendono tutt’altro. E, tra poche settimane, ci sarà una bici in tutte le capitali europee con una mappa online di dov’è in mostra. Il cliente che ordina, può seguire la produzione in diretta, via streaming. Il maestri d’ascia sono ex dipendenti di una impresa storica veneta, la Camuffo di Portogruaro che ha firmato i più bei yacht che oggi solcano il mare, ma da qualche anno non produce più. Oggi Carrer è un’azienda con sede a Bibione e il cantiere nautico a San Giorgio di Nogaro e conta 10 dipendenti: 5 per la commercializzazione e 5 nel cantiere diretto dai maestri d’ascia Attilio e Renato Perin, nati professionalmente nella fabbrica dei Camuffo. «Finiremo presto per vendere tutto all’estero. Il nome della bicicletta è quello del suo ideatore, ma allo stesso tempo è internazionale, leggibile e con significato in più lingue, dal Karrer tedesco, Carrer spagnolo, Carrér francese» dichiara l’architetto che sta iniziando a prendere nota delle più estrose personalizzazioni: dal colore, all’essenza e stagionatura del legno, fino all’inserimento di oggetti personali come maglie di orologi e altri amuleti. È possibile perfino l’acquisto del solo telaio. Che si sa, meno pesa, più costa.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia